In Sardegna

Si fidano dell'amico "esperto" di funghi: due intossicati in ospedale in Sardegna

L'intervista ai micologi della Assl di Cagliari con in consigli per i raccoglitori 

OLBIA. A disposizione, gratuitamente, ci sono i micologi delle Assl di tutta la Sardegna. Ma c'è chi continua ad affidarsi a esperti improvvisati o confida nelle proprie (non sempre elevate) competenze. Così si sono registrati altri quattro casi di intossicazione da funghi, in Sardegna, nell'ultima settimana. Tutti in Gallura. 

Lo scorso fine settimana madre e figlia, di 97 e 65 anni di Aglientu, sono finite all’ospedale di Tempio per aver consumato un piatto di funghi trifolati. Le due donne avevano cucinato per cena il Macrolepiota procera, anche conosciuto come “Mazza di tamburo”, dopo tre giorni dalla raccolta (è sempre sconsigliato mangiare fungi troppo avanti come maturazione e mal conservati): un fungo commestibile, ma leggermente tossico da crudo, e che quindi necessita di una prolungata cottura (in questo caso era stato cotto per breve tempo).

Inoltre le due donne avevano raccolto il fungo a bordo strada: così come la raccolta nei parchi urbani, anche la raccolta a bordo strada è sempre sconsigliata: il fungo per sua natura assorbe ciò che gli sta intorno, quindi dagli scarichi delle vetture agli eventuali diserbanti utilizzati nei parchi cittadini.

Come se non bastasse, le due hanno oltre al “cappello”, hanno consumato anche il “gambo” che, in questo caso, risulta esser fibroso, duro e poco digeribile.

La mattina le donne sono finite al pronto soccorso dell’ospedale “Paolo Dettori” di Tempio Pausania con sintomi a carico dell'apparato gastrointestinale, come vomito irrefrenabile e dolori addominali violenti.

Come da procedura, è stato seguito il protocollo da intossicazione alimentare: i sanitari, con la consulenza dei Micologi dell’Assl, hanno trattato le pazienti, rimaste poi in osservazione in ospedale per alcune ore.

In questi giorni invece una coppia di cinquantenni di Palau è finita all’ospedale di Olbia per aver consumato un fungo velenoso, l’Omphalotus olearius, dal tipico colore arancione, spesso confuso per il Cantharellus cibarius, anche detto “Gallinaccio”: in questo caso, rassicurazioni sul fungo sarebbero state fornite da un “esperto” del paese, che ne ha garantito la commestibilità. Una pratica pericolosissima, sia per il consumatore che mette a rischio la propria salute, che per l’ “esperto” che, in caso di conseguenze gravi (come ad esempio un danno epatico permanente), rischia una denuncia penale ed eventuali risarcimenti danni.

"Si ricorda che gli ispettori micologi, in caso di gravi intossicazioni che comportano danni permanenti se non letali", spiegano dalla Assl di Olbia, "diventato ufficiali di polizia giudiziaria, e pertanto sono obbligati a differire all’autorità giudiziaria competente la presenza di un reato e gli eventuali responsabili".

La coppia aveva raccolto i funghi nelle campagne del paese e, prima di consumarli, non essendo sicuri del raccolto, li hanno portati da un conoscente che da decenni raccoglie funghi (e per questo, erroneamente, ritenuto l’esperto), che ne ha garantito la non pericolosità e quindi la consumabilità. Conseguenza: ore di osservazione in ospedale, attivazione dei protocolli da intossicazione alimentare, intervento dei Micologi della Ats Assl Olbia.