CAGLIARI. "La misura ora è colma e i lavoratori, ormai esausti e provati economicamente, sono pronti ad adottare tutte le iniziative necessarie per far sentire la loro voce, da troppo tempo inascoltata". Da due anni bloccati in un limbo burocratico senza via d'uscita, sessanta dipendenti del Bingo Palace di via Calamattia ora non sanno più come tirare avanti e si preparano ad attaccare. A dare l'annuncio il sindacato Fisascat Cisl. Da mesi senza lavoro, senza soldi e senza possibilità di fare domanda di disoccupazione in quanto mai realmente licenziati, molti di questi lavoratori sono padri e madri di famiglia. Nessuno sa più come tirare avanti.
Tutto è cominciato il 27 novembre del 2017, quando il tribunale penale di Cagliari ha disposto il sequestro del 100 percento delle quote delle due società, Sardinia Holidays srl. e Palace Games spa, di proprietà di Fabio Serri e Roberta Lecca, coniugi accusati di diversi reati finanziari tra cui bancarotta e frodi fiscali. L'amministrazione del bingo di via Calamattia passa nelle mani del tribunale che, dopo un mese di chiusura, riapre le porte delle sale da gioco. I dipendenti lavorano ma i debiti precedentemente accumulati portano a una nuova chiusura a gennaio del 2019. La direzione passa dunque a un nuovo giudice delegato, ma in contemporanea i beni, già precedente sequestrati a Serri e Lecca, vengono confiscati.
Le due procedure, avviate in contemporanea, procedono parallelamente e i lavoratori finiscono nella confusione generale: il fallimento revoca il licenziamento collettivo di tutti i dipendenti in quanto sono parte della confisca penale; ma per gli amministratori giudiziari i lavoratori sono da liquidare per via del fallimento. E i dipendenti non vengono licenziati in quanto non si sa chi abbia il diritto di farlo. Non possono nemmeno essere messi in cassa integrazione perché manca la documentazione necessaria.
Poi ad aprile Massimiliano Orlandini, amministratore della Bingo Imperial di Quartu, affitta il locale (anche se poi le carte saranno firmate solo a giugno). Orlandini paga regolarmente l'affitto del locale (755mila euro annui circa, 63mila mensili) da giugno fino a novembre, ma i soldi non vengono utilizzati per pagare i dipendenti. A detta dei lavoratori allora l'amministratore, che aveva annunciato l'apertura del locale in breve tempo dopo un adeguato lavoro di restauro, in cambio dell'assunzione di tutti e sessanta i dipendenti, ha chiesto di pazientare fino a quando il bingo non sarebbe stato di nuovo in funzione, in quanto, senza gli utili delle sale per lui sarebbe stato impossibile pagare gli stipendi anche per un solo mese.
Il tempo passa e il bingo di via Calamattia non riapre. Non è stata nemmeno annunciata la riapertura. E i sessanta lavoratori, ora stufi, minacciano di ricorrere ad ogni via possibile pur di risolvere questa situazione, anche a costo di spendere i pochi soldi con cui stanno sopravvivendo.