PULA. Amianto negli edifici, idrocarburi nel terreno. L'area è da bonificare ma il ministero fa finta di niente e la società padrona dei terreni non si sente obbligata a intervenire, nonostante una sentenza del Tar del 2015. Rimasta inattuata. È una battaglia giudiziaria infinita quella che la famiglia Olla sta conducendo per ottenere condizioni ambientali accettabili nell'area ex Dck in località Bacchixeddu, a Pula, accanto alle sue proprietà.
Gli Olla pensavano di aver finalmente vinto nel 2015, quando il Tar aveva ordinato al ministero dell'Ambiente di imporre al titolare delle aree, la Se.Trand., di effettuare gli interventi ambientali, del costo di qualche milione di euro. I terreni erano stati acquisiti dal fallimento Atlantis, per 300mila euro: lì un tempo sorgeva una delle più avanzate aziende florovivaistiche della Sardegna, gestita dalla danese Dck. Poi il declino, e la bomba ecologica lasciata innescata: Idrocarburi, anticrittogamici, vetri e amianto. In gran parte sono ancora lì, anche se un'altra parte è stata eliminata proprio dalla Se.Trand.
Ma il progetto di pulizia si era fermato. Tanto che i confinanti Olla si erano già rivolti una prima volta al Tar, per ottenere che il ministero dell'Ambiente nel 2015 imponesse ai titolari dei terreni di stilare un cronoprogramma per la tutela dell'ambiente. La tabella con gli interventi da effettuare è stata presentata ma, secondo quanto emerge, le attività sono rimaste sulla carta. E da Roma non si sono mossi. Così ecco il nuovo ricorso, vinto. Che impone agli uffici ministeriali di avviare tutte le attività necessarie affinché chi deve, la Se.Trand, bonifichi le aree ex Dck. Se l'inerzia dovesse proseguire interverrà un commissario ad acta. E sarà il comandante regionale del Noe.
Pula, bomba ecologica nelle aree ex Dck: "condannato" il silenzio del ministrero
- Redazione