In Sardegna

Nuorese invaso da milioni di cavallette: "Ora inutile ogni intervento umano"

 

Il servizio con l'intervista a Leonardo Salis (Coldiretti Nuoro e Ogliastra)

 

NUORO. Così tante e su un territorio così esteso che ogni intervento umano adesso sarebbe inutile: questo il verdetto dei tecnici ai quali si è rivota Coldiretti di Nuoro per cercare di contrastare l'invasione di milioni di cavallette che da oltre venti giorni ha messo in ginocchio le aziende di Orani, Ortelli, Ottana e Bolotana, arrivando fino a Mamoiada.

Il territorio sta subendo dei danni di rilievo, poiché ad essere interessati sono soprattutto i pascoli di aziende che ora dovranno fare i conti con una maggiore necessità di scorte per l’alimentazione del bestiame. I tecnici di Coldiretti Sardegna assieme ai soci titolari delle aziende interessate stanno monitorando la situazione in modo da procedere, appena finita l’emergenza a una stima dei danni.

Gli insetti, come confermano i tecnici e gli esperti, sono giunti a uno stadio di maturazione tale che qualsiasi tipo d’intervento umano ora sarebbe inutile. “L’unica speranza la riponiamo nei predatori naturali, nell’avifauna in particolare che potrebbe rappresentare l’unico mezzo di contrasto al dilagare della infestazione – spiega Alessandro Serra, direttore di Coldiretti Nuoro Ogliastra, specificando inoltre che -, si tratta di una invasione comunque contenuta, e le grosse quantità che abbiamo visto nei primi giorni, concentrate su case coloniche e diversi campi, ora sembrano essersi disperse su una fetta di territorio più vasto”.

Questo significa che l’invasione non si sta allargando a macchia d’olio, ma solamente che quella stessa popolazione di locuste si sta disperdendo.

E se al momento il contingente richiede particolare attenzione e monitoraggio, è ancor più vero che è inevitabile pensare a una seria campagna di prevenzione perché altrimenti il prossimo anno si potrebbe verificare un’invasione senza precedenti che potrebbe interessare un territorio molto più ampio. Serve subito anche una seria ed approfondita riflessione sui motivi che hanno portato a questo fenomeno di altri tempi. 

Le milioni di cavallette sono frutto dei cambiamenti climatici e delle terre incolte, due problematiche che Coldiretti denuncia da tempo e delle quali oggi viviamo e vediamo davanti ai nostri occhi le conseguenze di queste mancate risposte.

Da una parte le terre incolte sono frutto della crisi delle campagne. Le remunerazioni dei prodotti agricoli sotto i costi di produzione costringono le aziende a dei tagli importanti nella voce spese (in questo caso la coltivazione delle terre, spesso lasciate a pascolo brado) ed altre volte anche all’abbandono dell’agricoltura. Questi diventano luogo ideale per i grillai delle cavallette. E’ qui che le locuste hanno potuto deporre le uova. L’indagine Coldiretti in cui emerge che per ogni euro speso dal consumatore per acquistare un alimento solo 15 centesimi vanno all’agricoltore, sono la testimonianza di un meccanismo distorto che taglia dalla filiera il primo e principale anello: il produttore.

L’altro fattore sono i cambiamenti climatici (le lunghe siccità e i prolungati e intensi periodi di piovosità) che stiamo vivendo da diversi anni e per i quali Coldiretti ha chiesto un forum permanente per programmare un’agricoltura adatta al nuovo clima. Solo negli ultimi tre anni stiamo assistendo a degli eventi estremi: siccità del 2017; piovosità del 2018 (ad agosto ha piovuto per 23 giorni contro una media di 5) e nei primi mesi del 2019 assistiamo a passaggi da siccità a piovosità, vento forte.

Questi sono tra i fattori principali che hanno creato le condizioni per lo sviluppo delle cavallette e per rivivere giornate di altri tempi con l’invasione di insetti.

“Chi lavora la terra, la vive e la protegge, è la sentinella e il custode del territorio – afferma Leonardo Salis, presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra –, l’incuria porta queste conseguenze. Per questo è necessario, passata l’emergenza, fare una stima dei danni contingenti ma soprattutto cominciare un lavoro di programmazione che parte dal cogliere le ragioni di questi fenomeni e studi le soluzioni e le applichi, altrimenti ci ritroveremo a vivere fenomeni ben più consistenti di questo che faranno male non solo all’economia agricola ma anche all’ambiente e alla socialità (lo spopolamento delle zone interne è molto legato all’agricoltura)”.

“Per il contingente – sottolinea invece Alessandro Serra – in attesa che si placchi questa emergenza, con i tecnici e le aziende agricole stiamo già lavorando per redigere un dossier, che presenteremo alle istituzioni, sui danni causati ad un settore già in crisi e sugli interventi specifici necessari per evitare una nuova invasione il prossimo anno. Occorre per questo motivo mettere in atto serie campagne di prevenzione, incentivando gli imprenditori agricoli, uniche sentinelle dell’ambiente, a un puntuale monitoraggio dei terreni”.