CAGLIARI. Deregulation normativa, prezzi imposti dalle compagnie petrolifere, margini di guadagno ridotti. Sono questi i motivi che stanno mettendo in ginocchio migliaia di distributori di carburante in tutto il territorio nazionale. Una crisi che non risparmia la Sardegna dove si contano circa 650 stazioni di servizio.
La situazione è stata esaminata questa mattina dalla Commissione “Attività Produttive” del Consiglio regionale che ha sentito i rappresentanti dei gestori e i sindacati.
Adele Cireddu, segretaria di Angac, neonata associazione che riunisce in Sardegna circa 300 gestori, ha illustrato le difficoltà quotidiane a cui devono far fronte i titolari delle pompe di carburanti: «Gli accordi capestro sottoscritti dai sindacati con le compagnie petrolifere hanno ulteriormente ridotto i margini di guadagno sul carburante venduto. Parliamo di 2,75 centesimi di euro a litro. Qualche anno si arrivava a 4,5 centesimi. In queste condizioni non si può più andare avanti. Molte aziende saranno costrette a chiudere».
Valutazioni condivise da Salvatore Melis, legale di Angac: «Oggi il gestore è di fatto un dipendente delle compagnie petrolifere anche se giuridicamente inquadrato come imprenditore. Non c’è alcuna autonomia gestionale. La compagnia impone i prezzi e decide sui margini di guadagno, sempre più ridotti. Dall’altra parte aumentano i costi d’impresa: la fatturazione elettronica, ultima trovata del fisco, sta creando notevoli difficoltà economiche e burocratiche».
«A queste condizioni noi gestori non siamo più in grado di assumere personale – ha aggiunto il presidente di Angac Giovanni Zidda – occorre restituire potere contrattuale ai gestori oggi sempre più in difficoltà anche per l’eccessiva presenza sul mercato di stazioni di servizio interamente automatizzate».
Secondo Giampiero Bindo, dirigente di Figisc-Confcommercio, la crisi del settore ha una causa ben definita: la liberalizzazione introdotta negli anni scorsi dalla normativa europea. «Oggi le compagnie petrolifere fanno il bello e cattivo tempo. Sono loro a governare il mercato – ha sottolineato Bindo – servono regole certe. Occorre intervenire a livello europeo e nazionale per garantire una remunerazione dignitosa ai gestori e sanzionare le compagnie che non rispettano gli accordi sottoscritti».
Penalità commisurate alle violazioni contrattuali ha chiesto anche il presidente di Figisc Salvatore Garau: «Il mancato rispetto degli accordi collettivi arreca gravi danni ai singoli gestori, le inadempienze devono essere severamente sanzionate. Altro tema riguarda l’assenza di un criterio che garantisca un dignitoso margine di guadagno ai gestori».
Una svolta nella gestione della rete dei distributori di carburante ha auspicato anche Cristiano Ardau, componente della segreteria regionale della Uil: «C’è un problema che riguarda i gestori e la loro battaglia contro lo strapotere delle compagnie petrolifere – ha detto Ardau – un'altra questione riguarda invece i dipendenti delle stazioni di servizio: è chiaro che se i margini di guadagno per i proprietari delle pompe si riducono più difficile sarà mantenere i livelli occupazionali. Il tema va dunque affrontato in modo complessivo. La regione non ha potestà legislativa. La materia è regolata dalla normativa europea e da quella nazionale. Può però svolgere un ruolo politico sostenendo, insieme alle altre regioni, le rivendicazioni dei gestori e dei dipendenti delle stazioni di servizio».
Al termine delle audizioni, il presidente della Quinta Commissione Piero Maieli ha invitato sindacati e associazioni ad inviare una documentazione completa agli uffici del Consiglio: «Sarà nostra cura studiare a fondo la vicenda per capire quali margini di intervento ci siano da parte della Regione. E’ nostro interesse salvaguardare imprese e posti di lavoro e garantire servizi efficienti ai cittadini».
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