CAGLIARI. Dopo i pastori, le associazioni di categoria. Continuano in commissione Agricoltura del consiglio regionale le audizioni sulla vertenza latte. Davanti al parlamentino presieduto dal sardista Piero Maieli si sono seduti i rappresentanti di Coldiretti, Confagricoltura e Copagri e quelli della cooperazione.
Coldiretti, Confagricoltura e Copagri hanno espresso soddisfazione per l’approvazione del decreto ministeriale che obbligherà i trasformatori a comunicare mensilmente le quantità di latte lavorato. Con dati certi, hanno sottolineato i rappresentanti delle associazioni, si potrà finalmente fare una programmazione seria che consenta di stabilire un prezzo minimo di vendita del prodotto.
Tutte le associazioni hanno inoltre auspicato una rapida chiusura del tavolo aperto dal Governo e dato un giudizio positivo sulla decisione di procedere alla modifica dello Statuto del Consorzio di tutela del pecorino romano e alla revisione del disciplinare di produzione dello stesso formaggio.
"La crisi è determinata dalla sovraproduzione di pecorino romano– ha detto il presidente di Coldiretti Battista Cualbu – il mercato è senza regole, nessuno rispetta i piani di produzione. Non è vero che c’è un eccesso di latte, il problema è che quasi tutto il latte viene trasformato in pecorino romano e commercializzato, nella quasi totalità, dagli industriali. Per garantire i pastori occorre stabilire un prezzo minimo di vendita".
Altro tasto dolente è quello delle giacenze: "Su questo fronte non abbiamo dati certi. Non ci fidiamo dei Consorzi di tutela, per questo abbiamo chiesto un garante".
Richiesta condivisa dal presidente di Confagricoltura Luca Sanna: "Il Consorzio di tutela del pecorino romano si trincera dietro la privacy e non fornisce dati – ha affermato – è una situazione antipatica che non ci permette di fare valutazioni compiu te e di procedere a una seria programmazione. Noi siamo disposti a fare la nostra parte. Il prezzo del latte non deve basarsi solo sulla produzione di pecorino romano ma tener conto anche delle altre produzioni di formaggio ».
Il direttore generale di Copagri, Piero Tandeddu, è andato oltre invocando un diverso equilibrio tra quantità e qualità del latte prodotto: «Non tutto il latte è uguale, la qualità incide sulla trasformazione. Cominciamo a dire che il pecorino romano può essere prodotto solo con latte di pecore di razza sarda». Tandeddu ha poi auspicato un rafforzamento del mondo della cooperazione attraverso progetti di aggregazione: «Solo così potranno svolgere compiutamente il proprio ruolo sociale".
Patti di filiera, un osservatorio delle produzioni agricole, politiche di sostegno alle imprese per renderle più efficienti e competitive. Queste le principali richieste avanzate dal mondo della cooperazione.
Sergio Cardia (presidente Agci) ha espresso soddisfazione per la richiesta di riportare il tavolo di confronto all’assessorato all’agricoltura presentata dall’ assessora Gabriella Murgia anche oggi presente ai lavori della Commissione. «E’ quella la sede naturale di confronto, la decisione di coinvolgere il prefetto era dovuta a un problema di ordine pubblico – ha detto Cardia – su altre questioni sarebbe invece opportuno procedere con tavoli nazionali. Sul prezzo dl latte c’è un lavoro già avviato, si riparta dal confronto interrotto il 19 gennaio nel tavolo verde regionale quando si arrivò a parlare di patto di filiera. Lo scoglio allora fu la fissazione di un prezzo minimo di vendita, con la collaborazione di tutti si può arrivare ad una soluzione condivisa».
La costituzione di un Osservatorio delle produzioni agricole ha invece suggerito Andrea Pilia di Confcoop Sardegna: «Si discute di questo problema del prezzo del latte da oltre 15 anni. La Commissione deve tener conto di quanto fatto fino ad oggi per non ricadere negli errori del passato. Un osservatorio consentirebbe di avere dati certificati e oggettivi dello scenario produttivo. Solo così possiamo pensare di affrontare la sfida dei mercati».
Il presidente di Legacoop Claudio Atzori ha smontato le polemiche sulla mancanza di dati relativi alle produzioni di formaggio: «Per le tre dop (pecorino romano, pecorino sardo e fiore sardo) ci sono i dati ufficiali di Ismea e dei consorzi di tutela, i dubbi riguardano le altre produzioni – ha detto – il problema del prezzo è che in Sardegna ci sono realtà produttive differenti. Le grandi cooperative e i grandi industriali riescono a stare sul mercato. Le realtà più piccole incontrano invece grosse difficoltà e non riescono a stare sul mercato. Noi abbiamo stretto da poco un patto con Coop Italia per la commercializzazione del pecorino romano nella sua catena nazionale di supermercati strappando un prezzo nettamente migliore rispetto ai 4,5 euro al chilo. La soluzione per il comparto passa attraverso la programmazione del nuovo Psr: servono progetti di filiera che mettano insieme i soggetti seri e che rafforzino le imprese del settore ».
Un rafforzamento delle imprese è stato invocato anche dal presidente di Oilos Tore Pala: «Un altro grande problema per i trasformatori è rappresentato dalle difficoltà di accesso al credito – ha detto – oggi occorre capire se l’Europa è disponibile ad aiutare industriali e cooperative a strutturarsi finanziariamente. Le cooperative sarde sono sottocapitalizzate, per rafforzare il comparto servono 250 milioni di euro. Soldi che potrebbero arrivare in prestito dalla Banca europea».
Le audizioni proseguiranno nel pomeriggio con i rappresentanti degli industriali e i vertici dei Consorzi di tutela del pecorino romano, pecorino sardo e fiore sardo
Latte, associazioni in consiglio regionale: sotto accusa c'è il Consorzio
- Redazione