CAGLIARI. Le loro barrose hanno conquistato tutti. Dai personaggi più celebri al vicinato. Anzi, soprattutto il vicinato. Quello che oggi, nell’aula consiliare di Palazzo Bacaredda si è emozionato insieme a loro, mentre le ceramiste cagliaritane ritiravamo il premio “Donna sarda” del Lions Lioness di Cagliari. Quelle barrosette nate e cresciute in un piccolo laboratorio di via Costituzione 16 si sono fatte amare anche dal club cagliaritano che per il 35esimo anno ha deciso di regalare una targa a una donna che si distingue nella società. In questo caso le donne sono due e la targa riporta la dicitura “valenti interpreti della cultura sarda fra tradizione e innovazione”. È successo oggi, in occasione della festa della donna, così come accade da 35 anni. “Le sorelle Ariu hanno dato vita a immagini che rappresentano la Sardegna in maniera eccezionale”, dice Eralda Roscia Fenu, presidente del club, “mantenendo intatta quella poesia primitiva che connota la nostra terra”.
Visibilmente emozionate, le sorelle oggi hanno ricevuto la targa dal sindaco Paolo Truzzu, dalla presidente del Club e dal presidente del consiglio comunale Edoardo Tocco, in una sala gremita di gente che si è emozionata insieme a loro. Il passaggio dalla passione alla professione è stato breve. Cristina racconta che era a un passo dalla laurea, non riusciva a dare l’ultimo esame all’università, allora andava dalla sorella Stefania e le chiedeva un pezzo di argilla, per rilassarsi. “La passione inizialmente era la mia per l’arte”, dice Stefania, “ho fatto l’istituto d’arte per ceramica ma non volevo fare la ceramista. Poi casualmente abbiamo rincontrato di nuovo la ceramica grazie a mia sorella che mi ha detto che c’era una bottega di ceramica e per dieci anni abbiamo fatto sperimentazione”. Dopo 10 anni le sorelle hanno deciso di raccontare la Sardegna con le loro ceramiche, e proprio ieri la loro carriera ha spento 21 candeline. “Le nostre donne raccontano”, dicono ancora emozionate, “questo premio oggi lo dedichiamo a tutte quelle donne invisibili e silenziose che erano le nostre vicine di casa ma sono oggi le nostre amiche, le nostre zie, che noi raccontiamo e vogliamo continuare a raccontare”.