NUORO. Da martedì 11 gennaio nella casa Museo di Grazia Deledda a Nuoro sarà possibile ammirare la ricostruzione dell’abito da sposa di Grazia Deledda indossato per le nozze della scrittrice con Palmiro Madesani, celebrate a Nuoro proprio l’11 gennaio del 1900. I due sposi dopo il matrimonio di trasferirono a Roma.
L’abito, che sarà esposto a Nuoro nella camera da letto dell’unica donna italiana premio Nobel per la Letteratura (1926), è stato sapientemente ricostruito dall’ISRE – Istituto Superiore Regionale Etnografico - dopo un attento e certosino lavoro di ricerca, che ha permesso di replicare nel dettaglio foggia, modello, tessuti e taglia del capo da matrimonio. Il vestito viene descritto minuziosamente dalla scrittrice dal marito a pochi giorni dalle nozze con una lettera che recita così: “Il vestito argento lilla sarà guarnito di perle: figurati lo scintillio; ti offuscherò addirittura, a meno che anche tu non ti metta le spalline e quella terribile sciabola di cui io ho tanta paura”.
“Non un abito bianco, ma un abito luminoso e lussuoso, completo di guanti e cappellino a sancire il nuovo status di donna maritata e scrittrice affermata. Un autentico passaporto per la nuova destinazione, Roma, e per la nuova vita. Di questo abito non è rimasta traccia, probabilmente Grazia lo usò in occasioni particolari, magari per andare a teatro, poi la moda cambiò” spiega Franca Rosa Contu, già responsabile del settore museale ISRE, che ha coordinato i lavori di ricostruzione. “Data la sua valenza soprattutto simbolica” aggiunge Contu “l’ISRE ha voluto proporne una riproduzione basata sulla descrizione in base a una piccola immagine esposta a Nuoro nel 1987 nel Museo casa natale Grazia Deledda e verrà riproposto proprio nella camera da letto della scrittrice che a suo tempo venne allestita per ospitare il futuro marito nel giorno delle nozze”. L’esposizione rientra tra gli eventi organizzati dall’ISRE per il 150° anniversario dalla nascita della grande scrittrice nuorese.
“All’epoca in cui si conobbero, Palmiro Madesani lavorava come funzionario del Ministero delle Finanze. Di lei lo colpirono il carattere e quell’aria severa e al tempo stesso gentile che mostrava con timidezza. E il suo talento di scrittrice. Per dedicarsi all’attività di agente letterario della moglie, Madesani lasciò il suo lavoro e condivise con lei il successo della carriera, compreso il viaggio a Stoccolma per ritirare il Nobel”, chiosa il direttore generale dell’ISRE Marcello Mele.Il modo migliore per celebrare la Deledda è riempire di nuovi contenuti le giornate in suo onore” dice Marco Mulas, direttore scientifico dell’Istituto Etnografico, per questo “anche la ricostruzione dell’abito nuziale serve a riportare la scrittrice più vicina a noi, più attuale e più viva che mai”.
“L’opera della Deledda tende a collocarsi su un piano di eternità per aver contribuito a costituire, come solo i grandi hanno saputo fare, il fondamento di un’idea di letteratura con finalità essenzialmente etiche” conclude Dino Manca, professore di Linguistica e filologia italiana e di Letteratura e filologia della Sardegna all’Università di Sassari, nonché coordinatore scientifico della Consulta ISRE sulle celebrazioni deleddiane. “Il 2021 è stato l’anno delle celebrazioni dei 150 anni. Anche nel 2022 terremo viva la memoria con questa bella iniziativa targata ISRE”.
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