Culture

"Se questo è un uomo" di Primo Levi nella mise en scène di Valter Malosti al Teatro Massimo di Cagliari

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CAGLIARI. Viaggio nella Storia del Novecento con “Se questo è un uomo” di Primo Levi nell'immaginifica ed emozionante mise en scène firmata da Valter Malosti – in cartellone da mercoledì 24 fino a domenica 28 novembre (tutti i giorni da mercoledì a sabato alle 20.30 e la domenica alle 19) al Teatro Massimo di Cagliari per la Stagione 2021-2022 de La Grande Prosa organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna. Una pièce di teatro contemporaneo ispirata alla fondamentale opera dello scrittore e poeta, in cui si intrecciano la cronaca della vita nei lager e una preziosa riflessione sulla tragedia della Shoah: una sintesi folgorante per dar voce all'indicibile attraverso le parole di un artista che guarda con spirito da scienziato fin negli abissi del cuore umano, misurandone l'orrore e il dolore, analizzando i fenomeni e le reazioni, per restituire una testimonianza e custodire il ricordo dell'incubo generato dalla follia nazista.

Focus sulla folla imprigionata dietro il filo spinato, una schiera di condannati a morte, innocenti immolati ad un futile sogno di “grandezza”, in nome di una presunta (e insensata) “purezza della razza” e sui loro carcerieri, carnefici in divisa (o in camice bianco), coinvolti in uno spaventoso progetto di genocidio, complici di una smisurata e feroce carneficina: una “tempesta” che sconvolge l'Europa, rinnegando e cancellando millenni di civiltà e di cultura, in una nuova e più feroce “barbarie, precipitandola in un profondo “sonno della ragione” che, si sa, “genera mostri”.

«Volevo creare un’opera» – afferma Valter Malosti, che firma la regia e anche, insieme con Domenico Scarpa, la “condensazione scenica” del celebre memoriale – che fosse scabra e potente, come se quelle parole apparissero scolpite nella pietra. Spesso ho pensato al teatro antico mentre leggevo e rileggevo il testo. Da qui l’idea dei cori tratti dall’opera poetica di Levi detti o cantati. Da qui ha preso le mosse l’idea di utilizzo dello spazio. Una sorta di installazione d’arte visiva più che una classica messa in scena teatrale».

Una moderna e coinvolgente trasposizione di “Se questo è un uomo” in chiave multimediale e lirica – nell'interpretazione dello stesso Valter Malosti, protagonista accanto a Camilla Sandri Bellezza e Giacomo Zandonà – con le scenografie di Margherita Palli e i costumi di Gianluca Sbicca, disegno luci di Cesare Accetta e progetto sonoro di Gup Alcaro, in cui si inseriscono i tre madrigali composti da Carlo Boccadoro (sui versi di Primo Levi) e i video realizzati da Luca Brinchi e Daniele Spanò, per una coproduzione di ERT / Teatro Nazionale, TPE / Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile di Torino / Teatro Nazionale e Teatro di Roma / Teatro Nazionale in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, il Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Primo Levi, il Polo del ‘900 e Giulio Einaudi Editore in occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Primo Levi (1919 – 1987).

Un immaginifico racconto sulla falsariga del libro forse più conosciuto sulla Shoah, un capolavoro di misura e ricercata semplicità nell'accurata esposizione dei fatti, nel tentativo di tradurre in frasi di senso compiuto verità inaccettabili e incomprensibili, di dare conto dell'abominio e documentare a futura memoria, affinché simili manifestazioni di odio e totale indifferenza al dolore da parte di esseri umani verso altri esseri umani non potessero verificarsi mai più. Nell'Europa ferita da guerre fratricide l'esplosione di una nuova e strategica ondata di antisemitismo unita a una potente struttura organizzativa, dalla propaganda alla rete dei trasporti, dalla creazione dei lager all'invenzione delle camere a gas, si è trasformata in una perfetta e terrificante macchina di morte. In segreto dapprima e poi in un silenzio assordante, complice ma soprattutto terrorizzato, tra rare fughe di notizie e una sorta di incredulità generale è avvenuto l'impensabile: la deportazione e l'eccidio di milioni di persone, con modalità inutilmente crudeli, quasi a conferma della possibilità di rinnegare ogni residuo sentimento di umanità, ogni barlume di empatia.

La visione di “Se questo è un uomo” alle soglie del Terzo Millennio rappresenta forse l'ultima possibile catarsi, un rito collettivo di purificazione da quegli oscuri impulsi e quei sintomi inquietanti – come la xenofobia e l'omofobia - in cui sotto il nome di patologie dello spirito si riconoscono i germi di una nuova possibile catastrofe, dell'insorgere di antichi e nuovi conflitti etnici e razziali, politici o religiosi, in una della fasi critiche e cruciali in cui un'umanità smarrita ricerca attraverso un sacrificio l'espiazione di possibili colpe o il favore degli dei. Una pièce evocativa e insieme struggente per ritrovare nelle parole illuminanti di Primo Levi – una delle coscienze più acute e lucide del Novecento – le insidie celate dietro la superficie dell'educazione e della razionalità, quella possibilità di riconoscerci nelle vittime come nei carnefici di una delle pagine più nere del ventesimo secolo, o forse tra i sommersi e i salvati per le imperscrutabili leggi del destino o del caso, in un mondo ancora dominato da forze temibili e oscure, al di là del bene e del male