BOLOGNA. “Il pluridiscusso intervento di Fedez al concertone del Primo Maggio Roma, come quello di molti altri, verteva anche sul tema della difficoltà nel mondo dello spettacolo e della cultura ma non è stato riportato da nessuno e poco interessa se centinaia di migliaia di lavoratori sono alla fame”. È lo sfogo del musicista di Berchidda Paolo Fresu che ironizza così sulla durissima crisi del suo settore. “Mi sa che mi compro una palla”. E accusa: “In questo paese non si può parlare solo di calcio.
Poi racconta le difficoltà che un artista di fama internazionale come lui sta attraversando durante la pandemia.
“Io sono un musicista che gira il mondo e attendo il mio turno che non so quando sarà.
Nel frattempo gli unici concerti che ho dato dalla fine dell’ottobre scorso sono stati due: Modena e Echternacht in Lussemburgo.
In partenza per questo ultimo dall’aeroporto di Bologna non mi è stato permesso di salire su un aereo alle 6.30 del mattino perché il certificato del tampone fatto il giorno prima, nella mia città, era in italiano”, continua. “La legge tedesca parla chiaro: tampone con certificato in inglese o tedesco con scadenza di non oltre 48 ore”, racconta Fresu.
“Passerò l’estate così visto che la prenotazione dei vaccini in Emilia Romagna per gli over sessanta non si potrà fare (forse) prima del 10 maggio e non potrò avere il certificato vaccinale se non quando mi sarà inoculata la seconda dose”.