Culture

Attacco contro Lega e censura: Fedez infiamma il Concertone del Primo maggio

 

 

 

ROMA. Ogni concertone del Primo maggio in piazza San Giovanni a Roma ha il suo protagonista. E quest'anno il titolo va a Fedez, con il suo monologo tra le richieste per il mondo dello spettacolo al premier, il "caro Mario", e l'attacco alla Lega sul Ddl Zan.

"È la prima volta che mi succede di dover inviare il testo di un mio intervento perché venga sottoposto ad approvazione politica, approvazione che purtroppo non c'è stata in prima battuta. O meglio:  dai vertici di Raitre mi hanno chiesto di ometterne dei partiti e dei nomi e di edulcorarne il contenuto", ha detto dal palco.  "Ho dovuto lottare un pochino ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente. Come ci insegna il Primo maggio, nel nostro piccolo dobbiamo lottare per le cose importanti. Ovviamente da persona libera mi assumo tutta la responsabilità di ciò che dico e faccio Il contenuto di questo intervento è stato definito inopportuno dalla vicedirettrice di Raitre", è stata la conclusione della lunga premessa.

Il discorso? Eccolo. 

"Buon primo maggio e buona festa a tutti i lavoratori, anche a chi un lavoro ce l'ha ma non ha potuto esercitarlo per oltre un anno. Per i lavoratori degli spettacolo questa non è più una festa. Caro Mario (Draghi, ndr), capisco che il calcio è il vero fondamento di questo paese. Non dimentichiamo che il numero dei lavoratori del calcio e dello spettacolo si equivalgono. Non dico qualche soldo, ma almeno qualche parola, un progetto di riforma in difesa di un settore decimato dall'emergenza e che è regolato da normative stabilite negli anni '40. Caro Mario, come si è esposto riguardo alla Superlega con grande tempestività, sarebbe altrettanto gradito il suo intervento nel mondo dello spettacolo", dice rivolgendosi al premier Mario Draghi.

Quindi, il capitolo relativo alla legge contro l'omofobia: "Questa era la parte approvata, ora arriva la parte forte... Due parole sull'uomo del momento, il sonnecchiante Ostellari", dice riferendosi all'esponente leghista, presidente della commissione Giustizia a Palazzo Madama, che ha deciso di incardinare il ddl Zan sull’omofobia ma tenendo per sé il ruolo di relatore. "Ha deciso che un disegno di legge di iniziativa parlamentare come il Ddl Zan, già approvato alla Camera, può essere bloccato dalla voglia di protagonismo di un singolo, cioè se stesso. D'altronde Ostellari fa parte di uno schieramento che si è distinto negli anni per la lotta all'uguaglianza. Qualcuno come Ostellari ha detto che ci sono altre priorità rispetto al Ddl Zan. D’altronde Ostellari fa parte di uno schieramento politico che negli anni si è distinto per la sua grande lotta all’uguaglianza. Vorrei decantarvi un po’ di loro aforismi, se posso. 

“Se avessi un figlio gay, lo metterei in un forno”, Giovanni De Paolo, consigliere regionale Lega Liguria. “I gay che inizino a comportarsi come tutte le persone normali”, Alessandro Rinaldi, consigliere per la Lega, Reggio Emilia. “Gay vittime di aberrazioni della natura”, Luca Lepore e Massimiliano Bastioni”, consiglieri regionali leghisti. “I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie”, Alberto Zelger, consigliere comunale della Lega a Verona. “Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza”, Stella Corosheva, candidata leghista. “Fanno le iniezioni ai bimbi per farli diventare gay”, candidata Lega Giuliana Livigni. Qualcuno come Ostellari ha detto che ci sono altre priorità in questo momento rispetto al DDL Zan. E allora guardiamole. Il senato non ha trovato tempo per il DDL Zan perché doveva discutere l’etichettatura del vino, la riorganizzazione del Coni, l’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano e il reintegro vitalizio di Formigoni. Quindi secondo Ostellari, probabilmente, il diritto al vitalizio di Formigoni è più importante della tutela dei diritti di tutti e delle persone che vengono quotidianamente discriminate fino alla violenza. E a proposito di diritto alla vita, il presidente di Pro Vita, l’ultracattolico e  antiabortista Jacopo Coghe, amicone del leghista Pillon, in questi mesi è stata la prima voce a  levarsi contro il DDL Zan. L’antiabortista però non si è accorto che il Vaticano ha investito 20 milioni di euro in un’azienda farmaceutica che produce la pillola del giorno. Cari antiabortisti, caro Pillon, avete trovato troppo tempo a cercare il nemico fuori e non vi siete accorti che il nemico ce l’avevate in casa. Che brutta storia.