ROMA. "Fusse che fusse la vorta bbona?", recitava un indimenticabile tormentone di Nino Manfredi nelle vesti del barista di Ceccano a Canzonissima 1959. Se lo sarà chiesto anche il professor Giuseppe Conte tornando questa sera al Colle con in mano la lista dei ministri ad appena quattro giorni dal suo mesto commiato di domenica quando, davanti al gran rifiuto di Mattarella sul nome di Paolo Savona, si era visto costretto a gettare la spugna e rimettere il mandato affidatogli dal capo dello Stato per la formazione dell'esecutivo Lega-M5S. Non poteva certo immaginare, il professor Conte, che anche il suo "successore" Carlo Cottarelli - lasciato con il cerino in mano dai partiti e dagli investitori internazionali - avrebbe fallito nel tentativo di mettere insieme una squadra di governo "neutrale" pronta a traghettare il Paese alle elezioni anticipate in autunno.
"Ben ritrovati", commenta sornione uscendo dallo Studio alla Vetrata dopo circa quaranta minuti di colloquio con il capo dello Stato. Dopo aver letto la lista dei ministri, ampiamente anticipata dalle indiscrezioni trapelate nel pomeriggio dal faccia a faccia tra Salvini e Di Maio nelle stanze del palazzo dei Gruppi parlamentari di via degli Uffici del Vicario, Conte si congeda dai cronisti commentando: "Lavoreremo intensamente per realizzare gli obiettivi politici che abbiamo realizzato nel contratto di governo, lavoreremo con determinazione per migliorare la qualità di vita di tutti gli italiani". L'ultimo colpo di scena della serata lo regala proprio il presidente della Repubblica, che si presenta ai microfoni subito dopo Conte ringraziando i giornalisti per il lavoro svolto "in tutte queste ripetute occasioni e in questo complesso itinerario che si è concluso con la formazione del governo", strappando il secondo irrituale applauso dopo quello seguito al saluto di Cottarelli.
Così, dopo 88 giorni dal voto del 4 marzo che ha stravolto la geografia politica dell'Italia, Giuseppe Conte sorpassa il record del primo governo Amato e si aggiudica il primato della crisi più lunga della storia repubblicana. Domani alle 16 il premier in pectore dovrebbe giurare insieme ai suoi ministri e - chiusa la parentesi delle celebrazioni della Festa della Repubblica - tra lunedì e martedì incassare la fiducia alle Camere per dare finalmente il via alla diciottesima legislatura. Fusse che fusse la vorta bbona?