CAGLIARI. “Dobbiamo uscire dai personalismi che hanno caratterizzato questi ultimi periodi della vita del nostro partito, dobbiamo seriamente riflettere e analizzare le sconfitte continue di questo ultimo anno dal referendum in poi”: l'appello è firmato dai segretari provinciali del Pd Gianpiero Cordedda, (Sassari), Tommaso Visicale (Gallura), Carlo Balloi (Ogliastra), Gianluigi Piano (Medio Campidano), Daniele Reginali (Sulcis, che chiedono l'unità nazionale del partito e si schierano con il reggente Maurizio Martina.
Il documento dei segretari è netto nel giudizio sugli avvenimenti degli ultimi giorni. Richiedono che le discussioni e le decisioni si riassumano negli organismi dirigenti, e che la sintesi la faccia chi svolge le funzioni di segretario. Gli appuntamenti incombono - si legge in una nota - e il Pd non può essere paralizzato e incapace di reagire, e in Sardegna occorre fare presto e guardare ad un progetto autonomista e regionale. “Il tempo fugge. Oltre agli appuntamenti politici nazionali dobbiamo già guardare alla scadenza delle elezioni amministrative e in Sardegna alle elezioni regionali del febbraio 2019. Occorre riconnetterci con la società e con quelle realtà che hanno abbandonato il progetto politico del Partito Democratico, e riconquistare il consenso dei cittadini elettori e in Sardegna occorre rilanciare il progetto autonomista e sovranitario delle ultime regionali, anche superando l’attuale forma partito".
E sullo stato del partito democratico: “Abbiamo detto che era indispensabile aprire una seria e attenta discussione con i nostri circoli, con i nostri militanti, ma serve che questa discussione sia vera, senza pregiudizi e condizionamenti, senza che sia già scritta da pochi la conclusione, per questo condividiamo l’appello fatto da molti al rispetto della collegialità perché per uscire dall’angolo nel quale siamo finiti serve innanzitutto il rispetto e l’ascolto di tutti, elettori, militanti,dirigenti, ad ogni livello. Pensiamo che in questo momento di enorme difficoltà per il nostro Paese, non ci si debba concentrare a discutere e dividere se stare all’opposizione o garantire appoggi esterni. Ma il ruolo che il Pd deve avere, non può essere di semplice testimonianza arroccato su posizioni attendiste o aventiniano. Un partito come il Pd deve stare sulla scena politica, entrando nei temi specifici, che poi devono diventare proposte concrete di governo, sulle quali confrontarci con le altre forze politiche”Infine affermano i segretari che l’esito di un confronto che svolgo solo nei social e in tv e non negli organismi deve portare ad un confronto chiaro che solo attraverso un congresso può essere risolto:si discuta negli organismi ma la sintesi deve essere fatta da chi oggi è stato chiamato a guidare questa difficile fase, non da altri, non fuori dai luoghi deputati alla discussione e alla decisione comune”.