ROMA. "Il simbolo della maledizione che per troppi decenni ha pesato sull’universo militare". Così la Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito presieduta da Gian Piero Scanu (Pd) definisce nella sua relazione finale "la Penisola Delta del Poligono di Capo Teulada, utilizzata da oltre 50 anni come zona di arrivo dei colpi, permanentemente interdetta al movimento di persone e mezzi".
È un quadro inquietante quello disegnato dalla quarta commissione sull'uranio impoverito della storia repubblicana. Un quadro che evidenzia "sconvolgenti criticità" nell'ambito della sicurezza sul lavoro dei militari in Italia e nelle missioni all'estero: criticità legate non solo all'uranio ma anche all'amianto - presente in navi, aerei ed elicotteri in dotazione alle Forze armate italiane - che nel solo ambito della Marina militare ha provocato 1101 tra morti e ammalati per patologie asbesto-correlate.
"Le immagini satellitari - si legge in relazione al poligono di Teulada - ritraggono una discarica non controllata: sulla superficie tonnellate di residuati contenenti cospicue quantità di inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali". Quanto basta per spingere la procura di Cagliari ad aprire un'indagine per disastro doloso. Indagine guidata dal sostituto procuratore Emanuele Secci che ha portato alla scoperta di 556 tonnellate di armamenti nella penisola interdetta, di cui soltanto otto smaltiti negli ultimi ventiquattro mesi. "L’omessa bonifica per ragioni di convenienza' economica e il prosieguo delle esercitazioni - si legge nel testo - sono scelte strategiche che stonano a fronte di un crescente e assordante allarme prodotto dalla penisola interdetta tra cittadini e istituzioni".
Alla luce di questa situazione, la commissione auspica che "mai più" venga a configurarsi "una gestione del territorio affidata in via esclusiva all’autorità militare, senza interlocuzioni con l’amministrazione dell’ambiente, con la Regione e con le autonomie locali. Garantire al meglio la sicurezza e la salute dei militari non è un sogno, ma un atto dovuto alle nostre forze armate per l’impegno e lo spirito di sacrificio dimostrati ogni giorno al servizio del Paese".
"Le reiterate sentenze della magistratura - dichiara il parlamentare del Partito democratico - hanno costantemente affermato l'esistenza, sul piano giuridico, di un nesso di causalità tra l'esposizione all'uranio impoverito e le patologie denunciate dai militari: questa è una pietra miliare ed ora coloro che sono stati esposti avranno la possibilità di ottenere giustizia senza dover penare come avvenuto finora".
Dopo aver trasmesso alle procure competenti gli atti acquisiti nelle audizioni di tre specifici casi emersi durante l'inchiesta, la commissione si accinge a presentare una proposta di legge, firmata da quasi tutti i suoi componenti, che affidi la vigilanza sui luoghi di lavoro dell'amministrazione della Difesa al personale del ministero del Lavoro: "Mentre per la Costituzione la salute è un bene primario - spiega Scanu - si è erroneamente permesso che della sicurezza e salute dei militari fossero gli stessi militari ad occuparsene, col risultato che abbiamo verificato come gli ispettori quasi sempre sono subordinati gerarchicamente a coloro che devono essere valutati per il lavoro fatto": ciò determina da un lato la condizione "beffardamente, di minor favore" nella tutela della salute dei militari, e dall'altro la percezione di un sempre maggiore "senso d'impunità" nell'amministrazione della Difesa.