LA SPEZIA. La pena richiesta dal pm è minima: quattro mesi di reclusione. Ma per tanti sono troppi. Perché Emiliano Boi, maresciallo infermiere sardo attualmente in servizio al Maricommi di La Spezia, rischia una condanna per aver rivelato che a bordo della nave militare Duilio, sulla quale era imbarcato, i marinai bevevano acqua carica di sostanze cancerogene. Una segnalazione, la sua, che aveva trovato fondamento in analisi successive effettuate dall'Arpal. Da allora a bordo si beve solo acqua in bottiglia.
La nave Duilio della Marina militare
Per Boi è arrivato un encomio? Macché: sono iniziate le grane. I controlli effettuati sull'acqua di bordo non rispettavano i parametri nazionali. Boi, dopo averlo scoperto, cercò di sensibilizzare i vertici militari e i sindacati come i Cocer, rivela. Ma nessuno gli diede ascolto. Anzi, venne tacciato di terrorismo psicologico. Così comunicò la sua scoperta a Luca Marco Comellini, del partito a tutela dei diritti dei militari (Pdm). A provarlo c'è uno scambio di mail. Così è scoppiato il caso, con interrogazioni parlamentari e dietrofront, con il ricorso alle bottiglie. C'è chi ha considerato il comportamento di Boi un reato: una specie di rivelazione di segreto militare. Il pm Luca Sergio, in udienza, ha riconosciuto lintento nobile di Boi, ma ha chiesto comunque 4 mesi di reclusione. L'avvocato della difesa, Giorgio Carta, ha chiesto ulteriori accertamenti: vuole capire perché per molti anni a bordo delle navi militari non siano stati effettuati controlli per verificare la compatibilità dell'acqua con il consumo umano. Mentre online sono partite raccolte firme per aiutare il militare sardo. Due petizioni hanno già racimolato 3000 adesioni.