CAGLIARI. La Sardegna lascia correre il virus, non lo controlla più e non riesce nemmeno a comunicare dati completi all'Istituto superiore di Sanità, che effettua i monitoraggi settimanali sull'andamento dell'epidemia in Italia.
La situazione emerge dall'incrocio di dati e tabelle del report divulgato ieri da ministero della Sanità. Certo, il peggio sembra passato: la pressione sugli ospedali è in progressivo alleggerimento e questa è la fase nella quale purtroppo si contano i tanti (troppi) morti quotidiani, conseguenza dell'ondata che ha travolto l'Isola con numeri mai visti nelle ultime settimane.
Ma dal dossier dell'Iss emergono tutte le criticità del sistema di controllo, messo sotto scacco anche dal nuovo sistema di conteggio dei positivi, che dal 5 febbraio considera anche i contagi emersi a seguito di tampone rapido (prima la Sardegna era l'unica regione d'Italia a sviluppare i dati solo sui molecolari).
La prima criticità emerge dalla tabella 3 del report, che monitora il numero dei contagi nella settimana che va dal 7 al 13 febbraio. Rispetto alla precedente l'incremento è stato del 32,5%. Ma, come detto, l'impennata deriva dalle nuove modalità di conteggio, che comporta anche un'altra conseguenza: l'Isola è una delle tre regioni classificate a rischio moderato (e non basso, come tutte le altre).
L'esplosione delle nuove positività ha messo a soqquadro i vari Sisp delle Asl, che non stanno più dietro ai numeri (e avevano difficoltà anche con i soli molecolari). Così ecco che l'Iss segnala una "allerta di resilienza": il tracciamento avviene per una percentuale di positivi inferiore al 75%. Non viene indicata la reale quantità, ma quella soglia è considerata minima per poter dire che la circolazione virale è monitorata. In Sardegna non lo è.
Un'altra pecca arriva dall'ulteriore monitoraggio, che analizza i dati più nel dettaglio. L'Iss fa un raffronto tra contagi anche in un arco di tempo di 14 giorni, per valutare il consolidamento dell'andamento epidemiologico.
La Sardegna è l'unica regione nella quale i casi aumentano. E non vengono nemmeno comunicati tutti. Perché, si legge in una nota a margine del grafico, assieme a Sicilia, Friuli Venezia Giulia e Calabria "ha notificato nell’ultima settimana un numero inferiore di casi per problemi tecnico-organizzativi e forte pressione sui servizi sanitari".
- Enrico Fresu