CAGLIARI. Il Tar non boccia il ricorso della Sardegna contro la zona arancione. Anzi: con un provvedimento domenicale più unico che raro ordina al ministero della Salute (a firmare l'ordinanza che impone le restrizioni è stato Roberto Speranza, il 23 gennaio) di spiegare perché, a seguito dell'ultimo monitoraggio reso pubblico venerdì scorso, sia stato deciso di non farla passare in fascia gialla.
Il presidente del Tribunale Dante D'Alessio, con decreto, chiede che venga stilata una relazione "sulle ragioni che hanno determinato la permanenza della Regione Sardegna per un’altra settimana in zona arancione, anche nel confronto con i dati riguardanti le altre Regioni". Poi il ministero deve informare "sui criteri automatici, o con margini di discrezionalità, seguiti per l’assegnazione alle Regioni di una colorazione, anche in sede di aggiornamento (come quello che è stato fatto il 29 gennaio), nonché sulla valutazione (automatica o discrezionale) sul numero dei giorni minimi di valutazione favorevole necessari per il passaggio in una colorazione meno restrittiva" e dare chiarimento "sulle valutazioni eventualmente fatte sui dati trasmessi dalla Regione Sardegna ai fini di ottenere il reinserimento in zona gialla, anche con riferimento all’attivazione".
Questo perché nel suo ricorso gli avvocati della Regione Mattia Pani e Sonia Sau avevano sostenuto che il cambiamento improvviso dei parametri per la decisione sulle fasce di rischio non ha permesso alla Sardegna di adeguarsi, potendolo fare, e che comunque il ministero, prima di decidere, avrebbe dovuto aprire un confronto con Villa Devoto. E non lo ha fatto. In più, tutti i parametri che hanno condannato l'isola all'arancione erano tornati nella norma già il giorno dell'emanazione dell'ordinanza.
Da Roma hanno tempo fino alle 15 di lunedì per rispondere. Poi arriverà il verdetto.