CAGLIARI. Dalle strade imbiancate da milioni di litri buttati alle aule dei tribunali. Si sposta la sede della guerra del latte in Sardegna. E se i pastori hanno combattuto per ottenere un prezzo equo del prodotto del loro lavoro, adesso sono chiamati dallo Stato a rispondere delle loro azioni, compiute quando la sollevazione dell'Isola aveva avuto un'eco internazionale, nel febbraio scorso. Sono cinquecento denunciati.
Un numero destinato a salire, perché le Procure sono ancora al lavoro per identificare i presenti nei numerosi filmati che hanno riempito la rete. C'è chi però sta già preparando una strategia processuale.
Come l'avvocato Gianfranco Sollai, da sempre vicino alle istanze del mondo agropastorale sardo. Tre, in sintesi, le linee guida: no al gratuito patrocinio, no alla scelta di riti abbreviati e la richiesta di celebrare i processi, nei quali si dovrà andare fino in fondo, con un dibattimento, in sardo, con l'ausilio di un interprete. Per ogni udienza.