SINISCOLA. "Parlo in italiano perché quando parliamo in sardo molti fanno finta di non capire". La guerra del latte non è finita. E Domenico Carta, pastore di Siniscola, si fa portavoce del messaggio dai monti della sua terra: "Sembra che siano passati anni dalla protesta, ma sono solo sei mesi. Non si è mosso nulla, forse siamo tornati indietro. La protesta ricomincerà, più grande di prima".
Carta continua il suo discorso. Calmo, ma deciso. "Questo non è un grido di disperazione", sottolinea, ma parla amaramente di "frustrazione". "L'estate sta finendo, molti capi sono già gravidi. E noi non abbiamo i soldi per sfamarli. Non con il prezzo del latte intorno a 74 centesimi centesimi. Siamo molto frustrati. Abbiamo tanti progetti per la mente, ma non abbiamo i soldi per farli".
"Sono stati furbi però", continua il pastore, "adesso con le nuove leggi è più difficile protestare. Finora, senza infrangere leggi abbiamo ottenuto solo denunce dai politicanti. Ecco cosa abbiamo avuto. Eppure la nostra era una protesta sacrosanta"
"Forse la Sardegna è buona solo per certe persone. I turisti lasciano i soldi alle stesse persone, e anche un po' di spazzatura. Anche i politici vanno in vacanza. Noi no".
Così parla Carta. E se qualcuno può pensare che si tratti soldo di un video, forse è meglio ricordare che la protesta di febbraio è nata proprio così. Dal video di un pastore che buttava il latte. L'hanno seguito a migliaia.