CAGLIARI.C'è da capire chi siano le vittime e chi i carnefici. Ma una cosa è certa: c'è l'ombra di una truffa nella vicenda di Paolo Palumbo, il giovane malato di Sla oristanese che avrebbe dovuto partecipare in Israele a un programma sperimentale per la cura del suo male. Dopo la grande ondata di solidarietà che ha travolto la famiglia del giovane chef, costretto a vivere a letto, attaccato a un respiratore, e a comunicare solo grazie a uno speciale macchinario, ora si addensano le nubi. Perché Paolo non ha mai fatto parte del programma del Brainstorm, così si chiama la terapia. Non ha mai avuto contatti diretti con l'azienda che lo porta avanti. E sono spuntate fantomatiche mail con le quali lui avrebbe rinunciato a sottoporsi alla terapia. Ma lui non può averle scritte. E allora chi l'ha fatto? Questa storia, che sarebbe finita nelle pagine della cronaca alla voce solidarietà, rischia di finire in un fascicolo d'indagine alla voce truffa.
Un passo indietro, per capire. Tutta la Sardegna, e non solo, per mesi si è avvicinata emotivamente al caso di Paolo Palumbo, il più giovane malato di Sla d'Italia. Ha solo 21 anni. Ad aprile l'annuncio, arrivato dai familiari del giovane: Paolo è stato ammesso nella lista dei pazienti che potranno sottoporsi al Brainstorm, una cura innovativa, comunque sperimentale, condotta da una società con sede a New York quotata in borsa. La clinica della speranza si trova in Israele. Ma questa strada è costosa, costosissima. Così Paolo, con i familiari, il fratello Rosario e il padre Marco, avviano una raccolta fondi online. L'obiettivo è racimolare novecentomila euro. I soldi arrivano, c'è una pioggia di solidarietà. De l caso si interessa anche la presidenza del consiglio dei ministri, la presidenza della Regione. Flavio Briatore aderisce alla campagna, lo fa anche il presidente del Cagliari Giulini. E questi sono solo due nomi.
Diamo un calcio alla Sla, è lo slogan.
Poi il clima cambia. Sul profilo ufficiale di Palumbo compare la segnalazione di presunti auguri di morte che sarebbero stati inviati da ignoti. L'indignazione è generale. I familiari annunciano denunce alla polizia postale, che non arrivano. Le donazioni continuano ad arrivare: piccoli importi, certo. Ma si raggiunge la somma di 158 mila euro. E mentre il counter della piattaforma Go Fund Me segna questa cifra, arriva il fulmine a ciel sereno. La BrainStorm Issues Statement, la società che dovrebbe seguire Paolo, tre giorni fa fa sapere che non ha mai avuto alcun rapporto col giovane paziente sardo e prende le distanze. Il referente del centro israeliano nel quale Paolo sarebbe dovuto essere ricoverato, Dimitrios Karoussis, risponde piccato a chi chiede informazioni: non accostate il mio nome a questa vergognosa vicenda. Eppure, stando a quanto era emerso fino al giorno prima, sarebbe stato lui a confermare il via libera alla terapia al neurologo sardo Vincenzo Mascia, che segue il caso Palumbo. Tutto falso, invece. La mail attribuita al luminare era farlocca, a quanto pare. Come pare farlocca una mail la cui esistenza è stata segnalata dalla famiglia Palumbo: qualcuno avrebbe comunicato all'azienda americana che Paolo non era più interessato ad accedere alla cura. Chi l'ha mandata? Non si sa. Certo, si muoverà la polizia postale, non appena sarà completata la denuncia che questa mattina i familiari hanno iniziato a presentare per poi interrompersi, rimandando la conclusione ad altro giorno. E il dottor Mascia che ne pensa? Per tutto il giorno abbiamo provato a contattarlo. Ma dopo essere stati rinviati alla fine di un convegno, non abbiamo ricevuto risposta. Come non hanno risposto più i familiari di Paolo, che usciti dalla sede della polizia postale in tutta fretta hanno staccato il telefono.