CAGLIARI. Condivide le considerazioni riguardo al peso che la Sardegna sopporta in termini di presenza militare, "rileva, tuttavia, che le servitù militari costituiscono anche un’importante fonte di reddito per l’economia di alcune aree particolarmente depresse e ritiene che si debba garantire la prosecuzione della presenza militare". Dichiarazione del deputato Pd Andrea Frailis, in commissione Difesa alla Camera, il 19 febbraio in occasione del dibattito "Sulle iniziative da assumere per l’assolvimento degli obblighi derivanti dalle attività addestrative svolte nei poligoni". "Siamo in un momento politico e sociale in cui in Sardegna - questo è un rischio veramente grave - stanno aumentando i consensi, le posizioni indipendentiste, vale a dire di gente che si vuole staccare dallo Stato italiano". Cambia la data, il 7 maggio, ma il dichiarante è lo stesso Frailis: alla Camera si parlava di taglio dei parlamentari.
Uno dei meme satirici dopo le dichiarazioni di Andrea Frailis
La posizione a favore dei poligoni ha innescato le prese di distanze di alcuni compagni di partito, quella sul "pericolo" indipendentista la rabbia - manco a dirlo - degli indipendentisti. Viaggiano su due fronti le polemiche sulle parole del deputato sardo eletto alle suppletive di Cagliari al posto del velista Andrea Mura.
Dal Pd prende le distanze il presidente dell'Anci Emiliano Deiana. Che scrive:
"Non ci conosciamo personalmente se non per un sms augurale all’atto della Sua elezione alla Camera pertanto mi perdoni se mi permetto di scriverle pubblicamente precisando che questa è mia personale posizione e non dell’Anci Sardegna nè del Comune di Bortigiadas che, se riterranno, interverranno con documenti ufficiali.
Ebbene. Non sono per nulla d’accordo con lei nè sulla posizione sui movimenti indipendentisti nè sulle servitù militari.
Lo dico da non indipendentista, ma da federalista, autonomista e pacifista convinto.
Il pericolo, in Sardegna, non sono gli indipendentisti. Il pericolo sono le eccessive accondiscendenze verso lo Stato italiano: sui trasporti, sulle servitù militari, sulle entrate fiscali, sulla lingua, sulle bonifiche ambientali, sull’energia, sul sistema della democrazia locale ecc.
Gli indipendentisti sostengono una linea che non è la mia, ma mai mi sognerei di definirli un pericolo. Sono anzi uno stimolo fondamentale per la politica sarda. Il Pd - il mio partito - nella passata legislatura era alleato di tre partiti che si riferivano all’area dell’indipendenza e dell’autodeterminazione del popolo sardo. L’autodeterminazione precede, nei miei valori, il “dogma” dell’indivisibilità costituzionale dello Stato.
Noi dobbiamo avere paura di una Sardegna che si isola senza poteri, non di una Sardegna che si apre al mondo, al Mediterraneo, all’Europa con maggiori poteri.
Sulle servitù militari il PCI di Berlinguer (anche con mille contraddizioni) fece nel movimento pacifista grandi battaglie: ricordo l’azione del mai troppo rimpianto Pio La Torre contro l’installazione degli euromissili a Comiso.
In Sardegna il pacifismo cova “sotto la pelle della Storia” che la Sardegna si affranchi dall’industria bellica sta, appunto, nella Storia: diventare un’isola di pace, un ponte nel Mediterraneo fra Africa ed Europa e non, come vorrebbero certe strategie, una piattaforma militare ed energetica persa nel mare, povera, disabitata, infiacchita.
Sui gravami militari ci dovremmo rifare al lavoro che la Commissione guidata da Gianpiero Scanu (Pd) ha fatto approvare dal Parlamento, atti davvero illuminanti sulla materia. Non si mette mai la salute contro il lavoro. Semmai salute e lavoro devono convivere all’interno di un modello nuovo di progresso e di pace.
Non so se queste idee sono divenute minoritarie dentro al Pd. Posso dirle che nel Pd “resistono” anche posizioni come la mia. Magari solitarie e derise. Ma esistono. Io non sono fra quelli che vogliono il Pd sardo autonomo a seconda di chi è il segretario nazionale. Io lo voglio sempre. E sempre lo dirò.
La saluto con affetto in attesa che ci sia occasione per confrontarci personalmente e non solo attraverso i mezzi digitali".
Tra i giovani dem arriva la presa di distanza di Jacopo Fiori: "Quando ho preso la parola in direzione cittadina, per dire che dovevamo avere il coraggio di puntare su un giovane amministratore alle suppletive per la Camera, e non su un giornalista di 65 anni, intendevo dire proprio che è il momento di cambiare prospettiva, di cambiare proposte, di presentarci in un modo più fresco e vicino al sentire dei nostri elettori (di quelli che ancora ci credono, di quelli che si tappano il naso e di quelli che abbiamo perso e dobbiamo riconquistare). Andrea è una persona onesta e preparata, ma questo non basta per rappresentarci in parlamento.
Abbiamo l’onere, nei prossimi anni, di dimostrare che il PD non è solo questo".
Gli indipendentisti, di tutte le sigle, si sono scatenati in questi giorni. E la parola più frequente per definire la posizione di Frailis è "ascaro".