CAGLIARI. Indipendentista, già militante di A Manca Pro S'Indipendentzia, figlio di Angelo Caria (storico poeto indipendentista, tra i fondatori di Sardigna Natzione) sempre al lavoro per la divulgazione della lingua sarda: Pierluigi Caria, Luisi per tutti coloro che lo conoscono, accusato di associazione con fini di terrorismo perché ha combattuto l'Isis al fianco dei curdi (qui la notizia), sta ricevendo una valanga di solidarietà sui social network. "Combattere l'Isis", è i tenore dei commenti, "affianco a un popolo che subisce svariati crimini come quello curdo, per lo Stato italiano è un reato e già questo basta per svelare l'ipocrisia su cui poggia i piedi". Oppure "Luisi omine de gabbale", uomo di valore.
"Pensate voi le stranezze", scrive lo scrittore e intellettuale indipendentista Omar Onni, "In Sardegna puoi inquinare, saccheggiare, bombardare e sperimentare armi devastanti, addestrare eserciti e collaudare strumenti di morte di ogni tipo, addirittura produrre ordigni venduti a paesi belligeranti che poi li usano contro popolazioni civili, e nessuno batte ciglio. Anzi, te la spacciano come una grande fonte di benessere, progresso e civiltà. Invece se un giovane sardo, per ragioni di coscienza, decide di sostenere la guerra della Confederazione democratica del nord della Siria contro i terroristi fascisti di Daesh o altri loro colleghi di fanatismo, viene indagato per terrorismo. Sarebbe interessante sapere a quali ordini ha dovuto rispondere la Digos per seguire questa pista, a quale ratio risponde questa scelta. Un'idea ce l'avrei pure, ma sono solo illazioni. Certo è che - come sempre - al potere e ai padroni fa sempre più paura qualsiasi istanza democratica, popolare e minacciosa per i rapporti sociali vigenti della guerra imperialista, del terrorismo vero, del fanatismo e del fascismo".
Arriva anche il messaggio di solidarietà del leader di Liberu Pier Franco Devias: "Liberu esprime sdegno e preoccupazione per l’ennesima azione repressiva della polizia politica italiana a danno di indipendentisti e di antimperialisti.
Nello specifico, come si apprende da fonti giornalistiche, un indipendentista sardo, Pierluigi Caria, sarebbe stato accusato assieme ad altre due persone di aver sostenuto i combattenti curdi dell’YPG".
"Ad accusare Caria, secondo gli inquirenti, sarebbe una foto con due persone completamente irriconoscibili, una delle quali imbraccia un fucile e l’altro alza il pugno chiuso, dietro una bandiera antifascista bretone e una bandiera dei quattro mori.
La polizia baserebbe le sue accuse sul fatto che nella foto compare evidentemente un fucile. Forse sarebbe opportuno informarla che in Kurdistan, e specialmente in quello in territorio siriano, da anni infuria la guerra, cosa che rende ben poco sensazionale la presenza di un’arma in una foto che ritrae uno scenario di guerra.
Ma in Sardegna si conoscono bene i sommari metodi investigativi della polizia politica e l’abitudine di spacciare le ipotesi per “prove”, per cui innanzitutto dubitiamo fortemente della stessa fondatezza dell’accusa ed esprimiamo sconcerto per l’imputazione di “terrorismo” che viene mossa. Noi crediamo che sia assurdo accusare una persona, chiunque essa sia, di “terrorismo” per l’ipotesi che abbia potuto aiutare i curdi che a migliaia hanno perso la vita combattendo contro i terroristi dell’Isis.
A questo punto pare di capire che la repressione politica sposti l’asse dalla consueta pratica dell’illazione, a quella dell’assurdo: si accusano di terrorismo i nemici dei terroristi, si colpisce chi colpisce i terroristi".
Valanga di solidarietà per Luisi Caria, "foreign fighter" sardo accusato di terrorismo
- Redazione