CAGLIARI. Al Festival di fotografia di Arles rivive il volto di Attilia Pomptilla, la donna sepolta nella Grotta della Vipera di Cagliari, con il progetto artistico di Michelangelo Sardo.
Una vera storia di amore e morte avvenuta a Cagliari duemila anni fa è al centro di un progetto artistico realizzato in Sardegna in mostra ad Arles, Provenza, all'interno del prestigioso festival internazionale di fotografia 'Les Rencontres d'Arles': 'Heritage – la Memoria', sette fotografie del cagliaritano Michelangelo Sardo, dal 3 luglio sono esposte all'interno del festival negli spazi della Arles Gallery, in rue de la Liberté.
Sardo, 46 anni, è fotografo professionista e direttore della Fine Art - Accademia d'arte Fotografica di Cagliari. Per il festival di Arles ha scelto di lavorare attorno a una tragica storia cagliaritana di duemila anni fa, quella della Grotta della Vipera, il monumento funebre di età romana che si trova in viale Sant'Avendrace, tuttora in buone condizioni e accessibile al pubblico. Al centro della sua indagine la morte di Attilia Pomptilla, moglie del mercante romano Lucio Cassio Filippo, a cui il monumento fu dedicato tra la fine del I e l'inizio del II secolo dopo Cristo.
La drammatica vicenda di Attilia e Cassio, che ricalca il mito greco di Alcesti, è narrata da incisioni in latino e greco, oggi scarsamente leggibili, all'ingresso della tomba: si raccontava che la donna avesse offerto la sua vita agli dei per risparmiare quella del marito, gravemente ammalato di febbri malariche, allora frequenti vista la vicinanza con gli stagni e la laguna. Le divinità ascoltarono la preghiera di Attilia e fecero guarire Cassio. La donna, invece, andò incontro alla morte all'età di sessant'anni, e per lei il marito fece costruire una monumentale tomba ipogeica sormontata da una decorazione architettonica con due serpenti scolpiti sulla fronte e un'iscrizione in latino, “Quod credis templum, quod viator adorat, Pomptilla cineris parvae ossaque tegit” (“Ciò che ti sembra un tempio, viandante, copre le ceneri e le piccole ossa di Pomptilla”). Michelangelo Sardo non ha proposto immagini legate alle rovine romane ma ha ideato una allegoria della vicenda dando un volto alle protagoniste della storia: Attilia, prima di tutto, e poi Cerere, Giunone, Venere, Diana, Minerva e le tre Grazie della mitologia greca, ovvero le divinità femminili che accolsero la supplica d'amore.
Con un lavoro in studio e la collaborazione di quattro modelle che hanno posato per gli scatti (Martina Lallai, Rebecca Saba, Amaranta Pili, Michela Laconi, Margherita Delitala), Michelangelo Sardo ha realizzato sette fotografie esposte con l'immagine principale, quelle di Attilia, al centro, e le sei di lato. Un percorso inverso rispetto al procedimento tradizionale della fotografia, che solitamente si pone come obiettivo quello di ritrarre e interpretare la realtà: non conosciamo il vero volto di Attilia, ma l'artista lo ha ricostruito a partire dalle suggestioni della storia e della memoria dei luoghi. Il risultato sono le sette immagini (sei ritratti singoli e un gruppo, quello delle Grazie) dai tratti sfumati ed evanescenti create con uno stile che si rifà alla pittura.
Le fotografie saranno in mostra nella Arles Gallery, diretta da Anne Eliayan e Françoise Galeron, fino al 27 settembre; successivamente viaggeranno tra Francia, Spagna, Argentina e Belgio.