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CAGLIARI. "Ricordi, immagini di quella tragica notte mi sono riaffiorate alla mente, leggendo della Volante che si è schiantata durante un inseguimento". Sono le parole di Maria Teresa Spolitu, sorella del giovane poliziotto Pietro Spolitu, morto a 22 anni insieme al suo collega, Vincenzo Fracasso, ventisettenne, durante un inseguimento di ladri che con un’auto rubata avevano aggredito delle coppie al Poetto. Era il 1976. La donna oggi ha scritto una lettera al Questore di Cagliari dopo aver letto la notizia dei due agenti di polizia feriti pochi giorni fa a Cagliari nelle stesse circostanze.
"Per l’uomo della strada “quelli del carosello mortale”, per la Polizia “due vittime in più da aggiungere alla lista dei nomi riportati in un memoriam sulle lapidi”", si legge nella lettera. "La volante si schiantò contro un pilastro di una casa a Quartu Sant’Elena in Viale Colombo. I corpi dei due poliziotti furono estratti dalle lamiere contorte dell’abitacolo. Stavolta il tributo da pagare non è stato così tragico, ma le due circostanze molto simili tra loro ci presentano da una parte delle “vittime” che con zelo e dedizione alla “divisa” svolgono il loro dovere, dall’altra dei “teppisti” irresponsabili che, alla ricerca del proprio benessere materiale e la necessità di soddisfarlo, diventano schiavi del bisogno stesso illudendosi di raggiungere quella felicità effimera che li estranea, sempre più, dal proprio ESSERE".
"Non a caso ho voluto associare questi due fatti di cronaca (anche se accaduti in tempi e luoghi diversi", scrive Spolitu, "per condividere e riflettere sulla concezione del BENE e del MALE che, al giorno d’oggi, pare sempre meno adatta a spiegare le contraddizioni di un mondo che siamo soliti chiamare “CIVILE” Forse qualcuno nel leggere queste mie righe le troverà fuori luogo, ma solo chi ha vissuto in prima persona simili tragedie trova il coraggio di esporsi e di lottare anche solo con una semplice lettera nella speranza che la pubblica opinione possa essere coinvolta in una più reale e obiettiva “presa di coscienza” nel valutare simili fatti in cui a pagare sono delle vittime innocenti che credono e svolgono il loro dovere pronti persino a sacrificare la propria vita per il trionfo della giustizia":