CAGLIARI. Il virus ormai dilaga in Sardegna. Soprattutto in famiglia: questo rende ancora tutto più complicato. L’estate per i medici ospedalieri è passata senza neanche un giorno di ferie. Il Santissima Trinità a Cagliari oggi conta più di 140 ricoverati. Giovani, meno giovani, con malattie pregresse, ma ci sono anche positivi che non presentano un sistema immunitario debilitato. Tutti vengono curati, assistiti dai camici bianchi che diventano il loro unico punto di riferimento.
Neanche una parola di conforto da parte dei parenti, solo i medici possono entrare e avere contatti con loro. Le bardature sono d’obbligo, il rischio è alto. Lo stress al massimo. Il numero dei casi positivi aumenta di giorno in giorno.
E secondo il responsabile di Malattie Infettive del Santissima Trinità di Cagliari, ancora punto di riferimento covid per il sud della Sardegna, “è necessario focalizzarsi su chi presenta sintomatologie, non sul tracciamento”. Il motivo? “Ormai il virus si è diffuso in maniera capillare”.
Quindi, se prima si contavano focolai circoscritti, e il tracciamento dei contatti aveva un senso, oggi che il virus è sfuggito al controllo aumenta anche il numero dei sintomatici. Solo oggi su 243 casi, 80 sono stati rilevati a seguito di un sospetto diagnostico. I posti letto ci sono, ne mancano in terapia intensiva, ma anche quelli dovrebbero arrivare.
È carente la forza lavoro, ma a quanto pare anche su quel fronte si sta lavorando per reclutare nuovi colleghi. Intanto si assiste ogni giorno a una lunga cosa di ambulanze fuori dal Pronto Soccorso del Santissima Trinità. Uno scenario che mai si era visto prima della pandemia. “Il medico di base è molto importante: se non funziona il suo filtro, i pazienti arrivano al Pronto Soccorso”, spiega Angioni.