Intervista di Tatiana Picciau
UTA. "Torno a Uta da persona libera e spero anche di uscire subito". Ironizza per stemperare la tensione Beniamino Zuncheddu, che oggi ha varcato di nuovo il cancello del carcere di Uta, ma stavolta da persona libera. Vittima di un clamoroso errore giudiziario che lo ha costretto in carcere per 33 anni, accusato ingiustamente per la strage di Sinnai, Zuncheddu oggi è tornato nell'istituto penitenziario dove ha vissuto a lungo per parlare con i detenuti della raccolta firme sulle vittime di giustizia. Zuncheddu è entrato in cella a 26 anni ed è tornato libero all'età di 59. Senza nulla in mano.
"Non è che piace tanto tornare in un posto dove sei stato male tutta la vita", ammette Zuncheddu. E spiega il perché della raccolta firme: "Una volta che è fuori, uno libero, dovrebbe avere qualche risarcimento, qualcosina per poter andare avanti. Mi hanno mollato qua e dopo 33 anni mi ritrovo sempre senza niente. E lo Stato dovrebbe risarcire subito".
"Che cosa si prova nel rivedere questo cancello? Eh, ricordi brutti. Ricordi brutti perché l'ho fatto per tanti anni, l'ho varcato per tanti anni per uscire al lavoro fuori e è brutto. Non è una cosa bella".
"Non è giusto che io devo uscire con gli amici e chiedere i soldi ai miei familiari a una certa età, non è giusto", attacca Zuncheddu, "Lo Stato deve mettersi la mano nella coscienza e pensare ai 33 anni buttati in un carcere senza aver fatto niente".










