CAGLIARI. Non si placa la polemica sulla legge, approvata dal Consiglio regionale, che vieta alle aziende familiari il possesso di capi suini da riproduzione. Una 'legge porcata', la definiscono i consiglieri di Fratelli d'Italia, che hanno proposto però solo una "correzione" degli errori: l'obiettivo - secondo Gianni Lampis e Paolo Truzzu - dovrebbe essere quello di tutelare gli allevamenti familiari e la produzione del maialetto sardo. Fratelli d'Italia, infatti, è l'unico partito che si era astenuto dalla votazione, quando la legge è stata sottoposta al giudizio del Consiglio.
E ora presenta quindi una proposta di legge che modifichi i punti principali. "La legge cancella millenni di tradizione - sostiene Truzzu - a totale detrimento dei piccoli allevamenti familiari che soprattutto nelle zone interne dell'Isola costituiscono non solo un'integrazione al reddito, ma anche un elemento antropologico ed esistenziale". La modifica proposta prevede che l'allevamento familiare non possa superare le 4 unità, di cui massimo tre scrofe e un verro, fertili e in grado di riprodursi, in grado di generare una produzione massima annuale di 40 maialetti.
"La modifica che proponiamo mira a garantire l'esistenza degli allevamenti familiari nonché la tradizione millenaria de su porceddu, attraverso una sostanziale equiparazione degli stessi a quelli professionali, soprattutto dal punto di vista delle prescrizioni di legge in materia di benessere animale e di quelle igienico sanitarie finalizzate all'eradicazione della Psa, in modo tale da consentire la presenza negli stessi di scrofe e/o verri in grado di riprodursi, di garantire una produzione massima annua di suinetti e la commercializzazione degli stessi", spiegano Truzzu e Lampis.
Intanto il deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci continua invece a puntare sull'abrograzione della legge: sul web ha lanciato una petizione che ha chiamato "Sì maialetto".