SEULO. "Sono tornato dall'inferno". M.G. ha più di 60 anni, è appena uscito dal reparto di terapia intensiva dell'ospedale Binaghi di Cagliari, dove è ricoverato per Covid. È di Seulo ma da oltre trent'anni vive a Cagliari, dove gestisce un bar. Proprio nel capoluogo si è beccato il Covid. Il virus nel paese barbaricino non è riuscito a entrare, ma sono diversi i seulesi che si sono ammalati. La parte più difficile della malattia sembra superata, così ha voluto inviare un messaggio ai suoi compaesani, e non solo, raccontando la sua testimonianza per cercare di convincere gli scettici a vaccinarsi. Lo ha fatto scrivendo un lungo commento su Facebook, sotto il post di un suo amico.
"Vaccinatevi per favore, io mi dovevo vaccinare e la mia dottoressa mi ha detto di andare 4 giorni dopo. Nel frattempo è arrivato quel mostro invisibile che mi ha spezzato in due", scrive. "Ho fatto 20 giorni in terapia intensiva rianimazione dove veramente si vede cosa è il Covid: l'inferno dantesco, con la testa dentro un casco in plastica. Come respiri i rumori sembrano le urla degli animali della giungla. Te lo devi sopportare, altrimenti se lo levi muori o ti sedano e ti intubano e ciao. Giorno e notte urla di dolore allucinanti, di ragazzi sulla cinquantina che vogliono andare via, ma purtroppo è tardi. Medici e infermieri lavorano a ritmo continuo, ma stanno sempre arrivando non ce la fanno. Un’infermiera, una ragazzina, mi ha preso la mano piangendo e mi ha detto: sig. G. il Covid non è nella movida. A fine settimana il Covid è qua, vedi morte, solo morte, un orrore. Ho pianto insieme a lei per non aver fatto due punturine. Me ne hanno fatto 3.400”. Poi conclude con l’immancabile appello: “Vaccinatevi, se arriva è in forma leggera. Ascoltatemi, io sono tornato dall’inferno”.