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"Temevo che non avrei rivisto la mia famiglia": l'incubo Covid di un geometra sardo

Roberto-Gallisai

SASSARI. "Buonasera, possiamo riportare la sua testimonianza?". "Certo", è la risposta: "Ho scritto per sensibilizzare chi è ancora scettico sul Covid". Roberto Gallisai ha 53 anni. Geometra sassarese, sposato, con  due figli: una ragazza di 22 anni e uno più piccolo di 13. È tornato da loro dopo l'incubo. Perché lui, a causa del Covid, ha rischiato di lasciarci la pelle e ha avuto paura di non poter più riabbracciare la sua famiglia. Ecco il suo racconto, che può scrivere perché adesso sta meglio. Ma se l'è vista brutta. 


Sono stato ricoverato nel reparto Infettivi di Sassari  il 16,  con febbre e correlate insufficienza respiratoria acuta causata da polmonite interstiziale.

Primi sintomi febbre 38 /38,5, dolori in tutto il corpo e affaticamento, ho resistito cinque giorni a casa con tachipirina ma la febbre diminuiva per qualche ora e risaliva prepotentemente, la saturazione di conseguenza scendeva sempre di più, trasportato al pronto soccorso, subito tac e diagnosi, ricovero immediato.

Arrivo agli Infettivi,  destinazione terzo piano,  stanza 5, la mia stanza per 15 giorni. 

Immediatamente sotto ossigeno per due giorni ma non è bastato, la situazione si è aggravata. L'ossigenazione era ancora troppo bassa, i medici valutano il posizionamento del casco CPAP, domenica mattina dopo un incontro con don Paolo, il cappellano delle cliniche, inizia il mio percorso con il casco che dura quasi 4 giorni.

Questo casco produce un rumore assordante, a malapena riuscivo a sentire in chiamata mia moglie e i miei figli, e un bruciore agli occhi costante tanto da doverli tenere quasi sempre chiusi. Giorni che ricorderò per tutta la vita, disperazione, preoccupazione e il pensiero di non poter più rivedere la mia famiglia, il quadro clinico era critico.
Tutti gli operatori, oss infermieri e dottori che entravano in stanza avevano un parola di conforto e una carezza per cercare di risollevare il mio umore e darmi la forza di combattere questo male.

Dopo 4 giorni di casco la situazione clinica cambia, il mio fisico reagisce in positivo e inizia la discesa.. ho avuto un miglioramento clinico, la saturazione ha iniziato a migliorare con ossigeno 24h su 24h, nei giorni seguenti visti i miglioramenti i medici valutavano la riduzione dell'ossigeno per verificare la funzionalità dei polmoni. Da quel momento i polmoni hanno iniziato a lavorare bene, lo scambio respiratorio avveniva in modo autonomo.

Il brutto momento è passato.

Sono stato dimesso ieri, 29 ottobre alle ore 17, con discrete condizioni generali, saturazione a 99 e tampone covid negativo.

Quindici  giorni di preghiere, pensieri, ansia, solitudine. Ora è solo un brutto ricordo, adesso qualche giorno per riprendere un po' di forze per continuare a vivere, vivere la mia Famiglia, gli amici e tutti quelli che mi sono stati vicino.

Un grande ringraziamento a tutti gli operatori che lavorano in situazioni estreme del padiglione infettivi di Sassari.

Il covid esiste. Usiamo la mascherina.