CAGLIARI. Imprenditori Cenerentola e le loro attività commerciali - locali e ristoranti - trasformate in zucca a mezzanotte. Fa riferimento alla favole di Charles Perrault Emanuele Frongia, presidente della Fipe Confocmmercio di Cagliari, per spiegare come ci si senta davanti alla chiusura anticipata imposta per decreto per cercare di contrastare l'epidemia di coronavirus. "È stato detto che non possiamo privarci del lavoro e dello studio ma con responsabilità dobbiamo limitare i nostri divertimenti", scrive Frongia, "maa non posso accettare che dalle 24 in poi smetto di essere impresa e divento un gioco, perché per me e i miei soci non è un gioco. Anzi, per alcuni di noi è portare da mangiare a casa ai propri figli".
L'imprenditore è consapevole della gravità della situazione legata ai contagi, tanto che per adeguarsi alle prescrizioni, con tavoli distanziati e spazi a norma, ha studiato così tanto "da non ricordare più se sono un ristoratore o un ingegnere". Se la prende con chi, anche a Cagliari, delle regole se n'è altamente infischiato, contribuendo a creare pericolosi assembramenti, e l'ha passata liscia: "Non posso accettare che mi venga detto di aiutare la salute pubblica e di chiudere quando ci sono fuori aziende che lucrano di questa situazione in barba ad ogni tipo di discorso di etica o rispetto. Non posso accettare perché abbiamo dato il nostro meglio e come sempre è più facile chiudere, tagliare, mandare via o cancellare direttamente un problema rispetto ad un discorso condiviso e costruito che riesca davvero a fare la differenza".