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"Lui è Filippo, mio figlio autistico da 110 giorni senza terapia": l'accusa di un padre alla Regione

Filippo

CAGLIARI. Lui è Filippo, quattro anni e mezzo, di Cagliari. "È autistico, lo dico come se magna, per capirci e per farci capire. E per dare voce a quelli che non possono parlare". A chiamare la malattia del bambino con il suo nome è Emanuele Concas, il padre giornalista. Che attraverso i social invia una lettera all'assessore alla Sanità Mario Nieddu. Motivo: da 110 giorni le terapia di Filippo è interrotta. La sua, come quella "di altre decine e centinaia di bambini autistici, bambini con patologie neurologiche gravi, meno gravi, lievi, ma sempre tutti bisognosi di terapie. Indistintamente". Colpa solo del Covid? No, perché sono trascorsi più di tre mesi dalle interruzioni delle attività assistenziali a causa del virus. Non sono riprese. E di tempo per organizzarsi ce n'è stato. Eppure i cosiddetti soggetti fragili, fragilissimi, come Filippo, sono abbonati con le loro famiglie. Concas si fa portavoce delle istanze di tanti. E scrive. 

Caro Assessore della Sanità,
io e Lei ci troviamo ancora una volta a doverci, mio malgrado, incrociare, seppur sui social. Ne avrei volentieri fatto a meno, mi creda, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Filippo, mio figlio di 4 anni e mezzo è autistico. Scrivo così, “come se magna”, dicono a Roma. Giusto per capirci bene evito di citare diagnosi che pochi comprenderebbero, così ci capiamo tutti, ci facciamo capire e diamo voce anche da quelli che non hanno la possibilità di parlare. Da quasi 110 giorni il bambino non accede al servizio per la terapia prescritta. Da oltre 100 giorni centinaia di bambini sono nelle stesse condizioni di Filippo. Perché non c’è solo il mio bambino senza terapia. Filippo è in compagnia di altre decine e centinaia di bambini autistici, bambini con patologie neurologiche gravi, meno gravi, lievi, ma sempre tutti bisognosi di terapie. Indistintamente.

Ad oggi, 19 Giugno 2020,
NON CI SONO INDICAZIONI PER LE RIPRESA DELLE ATTIVITA’ TERAPEUTICHE.

Le sembra normale? Le sembra normale che ancora ad oggi non siano state impartite direttive per il riavvio delle attività? Cosa ci vuole? Sanificare i locali? Comprare Dpi? Avete speso un fracasso di quattrini per le mascherine e non riaprite gli ambulatori? Ma in che Paese viviamo?

Ho scritto il 4 giugno una lettera aperta, che non so se ha letto. Non mi stupirebbe se non l’avesse letta, visto che siete impegnati a ragionar sui massimi sistemi della sanità pubblica, nei quali certamente i bambini autistici e gli ultimi non sono annoverati. Ribadisco che sono ben conscio del fatto che nessuno poteva prevedere un evento di tale portata, di tale gravità sociale e di pericolo per la sanità pubblica come il Covid-19 per il quale, nel primo periodo, tutti siamo stati colti impreparati. Certo, ora esiste solo il Covid 19, è una priorità nazionale. Gli ultimi non contano, è chiaro.

Non le sembra strano, Assessore, che le strutture private abbiano ripreso le attività e quelle pubbliche no? Per quale motivo? Quel che vedo è la realtà dei fatti: da oltre 100 giorni i bambini sono stati abbandonati a loro stessi, alle famiglie, e ai loro cari. E le famiglie dei portatori di disabilità vivono ormai nella più totale confusione ed incertezza sul futuro dei propri cari, con gravissimi disagi. L’Unicef, l'Oms e tantissimi Enti di ricerca e associazioni professionali hanno sottolineato l'importanza della collaborazione multidisciplinare (nei settori sanitario, dell’istruzione, della prevenzione e dei servizi sociali) per garantire “che le esigenze dei bambini e di quelli che di loro si prendono cura siano affrontate nel loro complesso”. Collaborazione. L’unico attore che manca è la Regione sarda, caro Assessore.

Ribadisco, e non chiedo più per favore, ma esigo che ai nostri figli sia restituito quello che gli (e ci) spetta: le terapie. Io come genitore ho il dovere di pretenderlo. Chi è chiamato a governare ha l’obbligo politico, morale e sociale di riattivare immediatamente i percorsi terapeutici, non solo per i bambini con Disturbo dello Spettro autistico, ma per tutti i malati, che hanno diritto di vivere e di ricevere le terapie di cui necessitano. Mi creda, nell’unico interesse di mio figlio, e di tutti i bambini deboli e senza voce, indistintamente, non esiterò a perseguire in tutte le opportune sedi un ulteriore blocco delle normali attività terapeutiche.