UTA. I detenuti del carcere di Uta diventano musicisti. Nasce la “Free Soul Band” che ha esordito con successo martedì scorso con il suo primo concerto.
I componenti del gruppo sono detenuti a Uta e solo pochi mesi fa non sapevano leggere le note. Martedì scorso, invece, 10 neo-musicisti si sono esibiti - spartito alla mano - con sassofoni, trombe, basso tuba, euphonium, batteria e percussioni che
hanno imparato a suonare grazie al progetto “La musica va oltre”. Un’iniziativa avviata dal Cpia - la scuola che opera nella struttura con i percorsi per il conseguimento della licenza media, di alfabetizzazione dell’Italiano e per il completamento del biennio delle superiori - con la Banda musicale di Monastir che ha proposto un progetto unico nel suo genere che ha permesso, in pochissimi mesi, di portare gli allievi dal livello zero a un’esibizione degna di nota.
Guidati dal maestro Alessandro Cabras, direttore artistico della banda musicale di Monastir, il gruppo ha debuttato nella biblioteca della casa circondariale Ettore Scalas e ora sogna di esibirsi all’esterno della struttura. Il progetto ha riscosso un
tale entusiasmo che la scuola, in accordo con l’area educativa, ha scelto di prolungarlo. «Abbiamo un’altra buona notizia: dal prossimo anno sarà possibile iscriversi a scuola e arrivare al diploma», ha annunciato Giuseppe Ennas, il dirigente
del Cpia, che ha presentato i percorsi avviati con l’istituto alberghiero Azuni e con l’Ipsia Meucci di Cagliari. Un risultato ottenuto anche grazie alla sinergia tra le istituzioni come ha evidenziato Alessandro Balletto, delegato alla pubblica istruzione della città Metropolitana di Cagliari.
«I ragazzi sono stati bravissimi: nessuno di loro sapeva leggere la musica, nessuno di loro conosceva questi strumenti. Abbiamo studiato note e solfeggio, in pochi sono migliorati in maniera eccezionale», ha sottolineato il maestro Cabras che ha preparato i sui allievi assieme agli altri due docenti di musica Andrea Desogus e Daniele Deias. Il concerto si è aperto con un brano originale, composto da un detenuto, per proseguire con un repertorio che ha spaziato da Presley a Armstrong, fino ai Ramones e a brani tradizionali. L’esibizione si è chiusa con “L’inno alla gioia” di Beethoven, con i musicisti che si sono alzati in piedi per accogliere il direttore proprio come a teatro. «Sono orgoglioso dei progressi fatti dai ragazzi. La musica fa miracoli», ha rimarcato il direttore Marco Porcu che ha poi evidenziato il supporto degli agenti di polizia penitenziaria al progetto.