BITTI. Romanzesu di Bitti, Santu Antine di Torralba, Monte Prama di Cabras, Su Tempiesu di Orune, Cuccurada di Mogoro: sono soltanto alcuni dei 40 siti monumentali della civiltà nuragica raffigurati in altrettanti pannelli in mostra, da oggi fino al 6 ottobre prossimo, nelle principali attività commerciali e artigiane di Bitti per iniziativa dell’associazione “La Sardegna verso l’Unesco”. Allestita con la collaborazione del Comune, della Cooperativa “Istelai” e degli artigiani e commercianti bittesi, la mostra fotografica presentata oggi a Bitti si concentra su nuraghi, tombe dei giganti e pozzi sacri scelti per la loro monumentalità e la loro importanza. L’esposizione, dopo essere stata ospitata nelle principali città della Sardegna e in numerosi centri dell’Isola, approda così anche nel cuore dell’Unione dei Comuni del Montalboche, oltre Bitti, comprende Lula, Onanì, Lodè, Siniscola, Torpè, Posada, Osidda e Orune. Questa mattina, alla conferenza stampa di presentazione, erano presenti Michele Cossa e Roberto Deriu, soci fondatori de “La Sardegna verso l’Unesco”, la dottoressa Maria Ausilia Fadda, archeologa, membro del Comitato Scientifico dell’Associazione ed ex direttrice del centro operativo di Nuoro per la Soprintendenza Archeologica per le province di Sassari e Nuoro, il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini, e la sindaca di Lodè, Antonella Canu.
La Sardegna verso l’Unesco
La mostra itinerante reca la firma dell’associazione “La Sardegna verso l’Unesco” che si batte per ottenere il riconoscimento ai monumenti dell’età nuragica di Patrimonio dell’Umanità. Negli ultimi mesi le iniziative dell’associazione si sono moltiplicate e si sono arricchite di contributi provenienti da un vasto movimento popolare impegnato da anni nell’attività di promozione e tutela del paesaggio archeologico e preistorico della nostra regione. Il progetto ha preso forma un anno fa e in poco tempo ha portato alla presentazione dell’istanza alla Commissione Nazionale Italiana Unesco per l’inserimento dei monumenti della civiltà nuragica nella cosiddetta “Tentative List” per la nomina nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità. Il Comitato scientifico dell’associazione è formato da oltre 30 docenti delle Università sarde, esperti nelle diverse discipline (archeologia, architettura, antropologia) e sono ormai 350 le delibere comunali di adesione all’iniziativa, alla quale hanno dato il loro appoggio e sostegno esponenti della società civile, della politica, del mondo economico, accademico, della cultura, dello sport, dell’associazionismo e del volontariato.
Le parole di Michele Cossa
“Un ringraziamento particolare va al Sindaco e a tutti i bittesi per la appassionata disponibilità a ospitare la mostra itinerante che accompagna i nostri nuraghi nel percorso verso l’inclusione nel patrimonio dell’umanità”, ha detto Michele Cossa, tra i fondatori de “La Sardegna verso l’Unesco”. “Puntando sull’antica civiltà delle nostre radici identitarie, siamo convinti che, con l’impegno di tutti i sardi, sia possibile costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile che può davvero cambiare il futuro della Sardegna”.
L’archeologa Maria Ausilia Fadda
“Il Comitato scientifico ha fatto un lavoro davvero imponente per catalogare e selezionare i siti monumentali nuragici più importanti e significativi”, ha detto l’archeologa Maria Ausilia Fadda, componente del Comitato Scientifico dell’associazione ed ex direttrice del centro operativo di Nuoro per la Soprintendenza Archeologica per le province di Sassari e Nuoro. “Abbiamo coperto l’intero territorio della Sardegna ed è una grande soddisfazione sapere che decine e decine di Comuni abbiano aderito e stiano aderendo all’iniziativa. È come una rete che unisce ogni singolo centro dell’Isola, una sorta di patto per raggiungere tutti insieme un obiettivo condiviso. Al di là del valore archeologico, che pure conta, è indispensabile che i siti, che si tratti di nuraghi, di pozzi sacri, tombe dei giganti o templi a megaron, siano gestiti e valorizzati, che insomma possano creare davvero occasioni di crescita e di sviluppo”.
Il sindaco di Bitti
“Siamo felicissimi di ospitare la mostra e cogliamo l’occasione per rilanciare una proposta, una vera e propria sfida, perché l’archeologia diventi sempre più una risorsa economica”, così il sindaco di Bitti, Giuseppe Ciccolini. “Non è la prima volta che la avanziamo, esiste anche una mozione approvata dal Consiglio comunale: il patrimonio archeologico ha bisogno di investimenti per essere tutelato e ulteriormente valorizzato. Da anni porto avanti la proposta di attivare dei ‘cantieri archeologici’ sul modello dei cantieri verdi per creare nuova occupazione, consolidare le attività di recupero e manutenzione dei siti, formare personale qualificato e dare opportunità ai tanti giovani che investono in conoscenze e studi in questo settore. Servono tuttavia risorse certe e programmate annualmente per consentire ai Comuni di operare attraverso un sistema virtuoso accompagnato da ricadute occupazionali e crescita professionale”.
Bitti e l’Unesco
L’Unesco a Bitti è di casa. Il paese, che ospita il museo della Civiltà pastorale e contadina e quello Multimediale del Canto a tenore, unico in Sardegna, è infatti famoso in tutto il mondo per i suoi gruppi di canto a tenore, espressione musicale arcaica riconosciuta nel 2005 dall’Unesco tra i Patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Il “sigillo” Unesco riguarda anche il versante ambientale: Bitti è uno dei 17 Comuni che fanno parte della Riserva di Biosfera “Tepilora, Rio Posada e Montalbo” riconosciuta dall’Unesco nel 2017. Un territorio di 160mila ettari che racchiude montagne, fasce pianeggianti, fiumi, delta e zone costiere. Non meno importanti sono le testimonianze e le tracce archeologiche all’interno dei confini comunali. Dalle Domus de Janas ai siti archeologici di epoca nuragica e poi romana, fino al gioiello di Romanzesu, gestito dalla Cooperativa Istelai, uno dei siti più suggestivi dell’Isola, meta ogni anno di migliaia di turisti.
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