A novembre e dicembre del 2020, sul canale satellitare Sky Atlantic, è andata in onda la 4° stagione di FARGO, nota serie televisiva statunitense ispirata dal film omonimo del 1996 dei registi Joel e Ethan Cohen, che hanno anche diretto le prime stagioni.
Il racconto di “Fargo: the fourth season” si snoda attraverso 11 episodi, ambientati nella Kansas City degli anni cinquanta e racconta la storia di due famiglie criminali, una composta da italo-americani e l’altra da afro-americani. Lo scontro mafioso per il controllo della città si svolge, per usare le parole degli autori, tra due bande di “dego and nigga gangsters”. Termini che, nello slang urbano negli States identificano in modo offensivo origini etniche italo/ispaniche o afro-americane.
La particolarità della serie è che questa famiglia di mafiosi italo americani ha dichiarate origini Sarde, seppure si tratti di radici improbabili e storicamente assurde. Origini sarde a cui i Fadda, è questo il nome di famiglia dei protagonisti, fanno abbondante ed esplicito riferimento. E che vengono ancor più enfatizzate dal terribile doppiaggio in italiano, con un forzato accento e inflessioni pseudo-dialettali che purtroppo ci ricordano gli sketch ironici alla Nico e i Sardi di Aldo Giovanni e Giacomo.
Diverse testate locali in Sardegna hanno riportato la notizia evidenziando da un lato l’evidente spiazzamento dello spettatore e, dall’altro, la sorprendente scelta registica arrivando a chiedersi se ci sia una mente “sarda” tra gli sceneggiatori di una produzione così importante che da oltreoceano cita pesantemente la nostra isola. Molti, alle nostre latitudini, si sono lamentati della cosa.
Nonostante questo aspetto disturbante la trama è avvincente, cruenta ma anche con una forte connotazione ironica, nello stile di tanta produzione dei fratelli Cohen. Racconta di una faida ricca di colpi di scena in cui, alle vicende dei gangster e delle rispettive famiglie, si intrecciano le vite di molti altri personaggi. Le serie precedenti hanno riscosso un grande successo di pubblico ovunque, Italia compresa. E anche quest’ultima stagione è stata largamente acclamata dalla critica che pone particolare enfasi sul fatto che i protagonisti siano italiani e attribuisce il merito di questo successo alla “brillante” sceneggiatura di Noah Hawley che è anche il regista di questa quarta stagione.
Molti sono gli attori di fama in questa serie, tra gli americani citiamo Chris Rock (che interpreta il personaggio di Loy Cannon, leader dello “African-American crime syndicate Cannon Limited“ ovvero la famiglia di gangster di colore che si contrappone ai mafiosi italiani) e l’attore Jason Schwartzman nel ruolo dell sardo/americano Josto Fadda (a dispetto del suo nome anche Schwartzman ha origini italiane in quanto sua madre è la sorella minore del regista Francis Ford Coppola). Altri attori italiani, interpretano il fratello di Josto, Gaetano Fadda (l’attore napoletano Salvatore Esposito ben più noto nelle vesti di Genny Savastano di Gomorra) e quello del loro padre Donatello Fadda, che ha il volto dell’attore pugliese Tommaso Ragno.
Devo dire che la mia prima reazione di fronte a questa serie, da telespettatore e da sardo, ha oscillato tra il divertimento, l’auto ironia e anche l’incredulità per il contesto narrativo/filmico di tutta la storia. Mi son stupito per l’apparente ingenuità, l’ignoranza o la superficialità degli autori e sceneggiatori americani che sembrano completamente fuori dalla realtà e confondono sulla cartina geografica la Sicilia con la Sardegna.
Verrebbe quasi spontaneo chiedersi quale sia il nuovo tipo di allucinogeni utilizzato dai produttori della serie televisiva. Questo senso di iniziale è divertito stupore però si trasforma presto in disagio se non ci si ferma solo al trailer su YouTube (LINK) o al primo episodio. All’inizio sembra trasparire ben poco delle reali intenzioni dello sceneggiatore. Questi mafiosi sardi della “Fadda’s Family” parlano di se stessi, in perfetto stile italico/italiota da ventennio fascista, dichiarandosi “italiani imperatori” o meglio, cito letteralmente, “eredi del grande Impero Romano”. E, per fare il paio con i richiami al ventennio precedente ai fatti, lo stesso Gaetano Fadda, racconta del suo essere, in patria, una ex camicia nera e, dopo Piazzale Loreto, va in giro con una scatoletta di metallo contenente una sorta di reliquia. Ovvero i denti, che dice di aver asportati con le sue mani, dal cadavere di Mussolini ancora caldo...
E’ con il procedere del racconto e dei diversi episodi che si intuisce quanto il meccanismo messo in atto sia complesso e diverso. Pensate che in un punto della terza puntata di questa 4° Serie, solo per farvi un esempio, Gaetano Fadda recita frasi senza nessun senso come: “Noi siamo i Fadda. Siamo quelli che hanno sterminato i macellai di Tempio Pausania. Quelli che hanno strappato Bonifacio alla Corsica...!”
E non è certo questo l’unico punto straniante, surreale e al limite del ridicolo, ma assurdamente efficace. Soprattutto se si pensa al telespettatore medio americano che, probabilmente non conosca nemmeno le differenze fra le isole del mediterraneo. Ma questo “detournment“ geografico e storico, così elaborato, a chi giova? Perché tutte le puntate sono cosparse di piccole chicche del genere, con dialoghi, vocaboli e termini della nostra lingua, che vengono sempre accuratamente recitati dagli attori, in uno stentato scimmiottamento del Sardo anche nella versione inglese originale.
Se questi dialoghi non fossero ridicoli, all’interno di una gangster story che dichiara di trarre spunto da fatti reali come questa, potrebbero rappresentare un vero e proprio nuovissimo interessante filone di fantascienza distopica!
Ad un esame da telespettatore più attento, questo delirio solo apparente non appare frutto di un errore superficiale. Ma piuttosto di una precisa scelta di scrittura e regia. Si hanno reazioni ben diverse e, senza dubbio, ci si incazza.
Sicuramente si sono incazzati di brutto alcuni sardi, emigrati che portano quel nome, come Antonio Fadda, uno di loro che vive a Vancouver, che si è fatto promotore di una petizione online su Change.org per chiedere le scuse ufficiali da parte dei fratelli Cohen e del regista e sceneggiatore della serie nei confronti di tutti i Sardi.
Un’altra reazione che però si può avere è quella di cercare di approfondire per comprendere perché sia nato un prodotto di “entertainment” televisivo, cinematografico e mediatico di questo tipo. Che poi è quello che ho tentato di fare io.
A questo scopo è interessante notare che, fin dalla sigla di apertura, come per ogni stagione della serie Fargo, si faccia riferimento ad una veridicità degli eventi narrati ma anche al diritto alla privacy dei sopravvissuti, motivi per i quali, per esplicita volontà degli sceneggiatori, vengono sempre cambiati i nomi dei protagonisti.
Va premesso che, questo presupposto di veridicità degli eventi narrati dalle serie Fargo è sempre stato, per i Cohen, solo uno specchietto per le allodole. I Cohen ci hanno abituato a storie che reali non sono mai. Sono invece sempre surreali e attingono, citando a piene mani, a tanta fiction e cinema di genere che li circonda. Dalle “cop’s series” nordiche europee ambientante fra i ghiacci ai thriller d’azione, dal cinema d’impegno sociale con le lotte dei neri o dei nativi americani ribelli fuori dalle riserve, alle storie di spionaggio e complottismo con CIA, FBI e NSA onnipresenti, che nell’ombra tramano. Si passa dai misteri governativi USA legati agli UFO, alle crime stories con assassini e serial killer americani, fino ad arrivare alle saghe familiari della malavita di qualsiasi continente, con ampio contorno di mafie orientali o dell'Est Europa che si impadroniscono dell'alta finanza, della tecnologia o dei mercati.
Se anche lo spettatore medio americano fosse in grado di bersi qualsiasi cosa narrata dai Cohen come veritiera dubito che qualcuno, fuori dagli USA, abbia potuto quindi trovare attinenza con fatti reali anche di fronte alle precedenti e incredibili storie narrate nelle prime 3 stagioni. I prodotti firmati dai fratelli Cohen non a caso vengono osannati da molti fan e cinefili soprattutto nel vecchio continente. Affrontano, con un magistrale stile filmico e azione scenica, temi difficili e anche scomodi, attraverso trame o vicende sempre più complesse e contorte. Perchè si tratta di prodotti televisivi che, seppure vengano da ambienti "mainstream", sono ostici e difficili da seguire o comprendere per un qualsiasi telespettatore americano medio.
Quindi non sono sicuramente i richiami di Fargo a fatti realmente accaduti o la mancanza di logica nella sceneggiatura a farci pensare che quel nome di famiglia siciliana che diventa sarda sia stato un superficiale o estemporaneo escamotage narrativo.
Andando avanti con la visione degli episodi della serie risulta evidente come non si stia parlando di un banale cambio di nomenclatura ai protagonisti o alle toponimie dei luoghi di origine. Perchè in questa quarta serie, con il pretesto di una "fottuta" guerra razzista tra "negri" americani contro "negri" sardi. vengono letteralmente “traslitterati”, dalla Sicilia alla Sardegna, immaginari culturali e sociali diametralmente opposti
Siamo nell’America degli anni ‘50 ma con gli stessi meccanismi che potrebbero tranquillamente, ancora oggi, appartenere all’America contemporanea come a qualsiasi paese industrializzato occidentale. Luoghi dove, partendo dal nulla e dalla strada, devi trovare il modo di prenderti spazio, potere e ricchezze perché, come ricorda proprio il nero Loy Cannon a Fadda: "Siamo entrambi neri".
I Cohen sembrano quindi volerci dire che, in questo occidente del capitalismo dove nessuno ti fa sconti, solo se fai parte di poche famiglie bianche di nobili natali (famiglie non necessariamente WASP ma comunque ricche) comandi per discendenza quasi divina. Se invece non ne fai parte avrai dalla tua solo la violenza, l'assenza di scrupoli e i loschi affari per riuscire a farti largo e prevalere sugli altri.
Il meccanismo che si delinea in questo parallelismo dall’America o l’Italia degli anni cinquanta fino ai giorni nostri, porta ad un risultato che, pur risultando di notevole impatto filosofico, scenico e cinematografico, risulta però ancor più straniante e a tratti allucinante per un Sardo.
Perché storyboard di questo tipo sarebbero per me più comprensibili solo ipotizzando che gli autori, sottoposti alla incessante e bulimica richiesta di “soggetti” da filmare da parte delle case di produzione e da parte di un pubblico sempre più dipendente e “fiction-addicted”, fossero davvero tutti dediti all’uso di droghe di sintesi.
Sarebbe questo un motivo più plausibile e banalmente in linea con altri capolavori di genere come la famosa serie televisiva Breaking Bad o con gran parte dell’immaginario a cui siamo abituati. Alle tante storie televisive che ci narrano sovente della droga circolante a fiumi negli ambienti del mainstream cinematografico hollywoodiano.
Invece non sembra tutto così semplice e banale. Viene infatti da chiedersi se dietro questo distopico “spostamento di senso” (ma anche mancanza di senso del ridicolo), vi siano invece un metodo strategico e intenti diversi non chiari o non dichiarabili. Perché potrebbe trattarsi non solo di una banale serie Tv con dialoghi conditi da nuove droghe, ma di qualcosa che riguarda l'emergere di nuove mafie.
Perché in oltre un secolo di storia di emigrazione un concetto simile al “mafioso sardo” come quello inventato di sana pianta per questa serie Tv non è mai esistito, non dico negli Stati uniti, ma nemmeno in Italia.
Basti pensare ad esempio ad un fenomeno criminoso come l’anonima sequestri che potrebbe forse essere l’unico accomunabile a forme di associazione a delinquere di stampo mafioso. Nessuno, parlando dei sequestri in Sardegna, li ha mai descritti in questo modo. Si tratti di giornalisti dei diversi mezzi di comunicazione, di criminologi o di magistrati che se ne sono occupati a fini processuali o ne hanno scritto nei documenti prodotti dalle istituzioni (come ad esempio la nota Commissione Parlamentare “Medici” che esaminò la cosa dal 1969 al 1972), nessuno ha mai detto una cosa del genere. Tutti , nessuno escluso, hanno definita l’anonima sequestri come un grave fenomeno criminoso ma sempre frutto di progetti estemporanei, di crimini, eventi e persone mai unitari o organizzati ma sempre diversi, autonomi e ben distinti tra loro.
Quindi nessuno, in Italia o negli USA, avrebbe mai potuto pensare ad una “mafia in salsa Sarda” o parlarne prima d’oggi senza essere preso per un imbecille. Meno che mai poteva succedere in America. Dove in realtà sono poi ben pochi anche gli archivi federali nei quali trovare documenti che parlino di singoli o pericolosi “criminali sardi”. Tra gli archivi FBI, solo per farvi un esempio, abbiamo giusto traccia dell’anarchico Michele Schirru che forse, più che criminale, dovremmo definire un eroe della resistenza.
Credo sia invece ben chiara a tutti l'enorme letteratura che riguarda la mafia italo americana realmente esistita ed esistente.
Se poi qualcuno volesse approfondire chi realmente fossero le "famiglie" italo americane di Kansas City, troverà utile la nota alla fine dell'articolo.
Sono altrettanto chiari e ben noti anche i nuclei familiari di origine delle grandi famiglie di mafia. Famiglie che sono ancora oggi strettamente, socialmente e culturalmente, connesse alle stesse località in Italia o all’estero dove mafia siciliana, camorra, ‘ndrangheta o sacra corona unita hanno prosperato e, presumibilmente, ancora prosperano. Si tratta di dinastie familiari di individui che, durante tutto questo tempo, hanno cambiato più volte la propria pelle e appartenenza sociale, abbandonando progressivamente i traffici illegali più rischiosi che prevedono il controllo diretto sul territorio, traffici di livello più basso legati al gioco d’azzardo, al narcotraffico, al contrabbando o al traffico d’armi, ad altre famiglie o altre mafie. Spesso mafie sudamericane, orientali, sovietiche.
Le nuove mafie di origine italo-americana sono oggi “piovre” evolute in grado di occuparsi con immensi profitti di finanza immobiliare, transazioni elettroniche bancarie, paradisi fiscali e politiche monetarie. Loro rappresentanti siedono dentro i consigli di amministrazione di multinazionali o di grandi imperi economici, che muovono capitali azionari e quotazioni in borsa. I nuovi mafiosi italo americani non sono più gangster di strada ma “white collars”, colletti bianchi in grado di influenzare i mercati mondiali, di esercitare pressioni agendo per conto di lobby politiche ed economiche o finanziarie, nei centri decisionali e in tutti i meccanismi dove si esercita il potere, economico e anche politico, a livello internazionale.
Quindi, a mio modesto avviso, la vera logica che dovremmo cercare, dietro questa assurdità della Fadda's Family di mafiosi Sardi è semplicemente il fatto che tra gli enormi investimenti economici che da sempre muovono tutto il settore mediatico e televisivo occidentale, in particolare nel "mainstream televisivo" americano ed europeo, ci siano persone e capitali che hanno tutto l'interesse a "proteggere" la propria immagine, la fonte delle proprie ricchezze e anche la storia dei luoghi da cui loro o le loro "famiglie" provengono.
E' inutile cercare responsabilità dell'errore tra i poveri registi o sceneggiatori.
Perché in realtà non c'è nessun errore ma, secondo me, traspare una scelta precisa. Semplicemente non ci sono chiari i motivi di tale scelta. Sarebbe forse necessario verificare chi siano i produttori di Fargo, per capire se si tratti di persone, in qualche modo con interessi in Italia e in Sicilia. Quello che invece certamente non traspare, da un insignificante episodio come questa strana "serie TV" con uno spaesamento di luoghi e persone, è quello che sta accadendo nella guerra globale dell'entertainment, dei media e della produzione televisiva.
Una guerra continua dove qualcosa, insieme al denaro, si sta muovendo sopra le nostre teste di semplici spettatori. Qualcosa che sollecita forse una tregua. Per favorire nuove alleanze, finanziarie.
Ecco, per capire il vero scopo per cui qualcuno si sia dovuto inventare il falso storico di questi “mafiosi sardi” si dovrebbe fare come i grandi investigatori della migliore finzione cinematografica. O come gli investigatori che agiscono nella realtà, finzione altrettanto complessa, che ci circonda.
Per fare come loro si dovrebbe, semplicemente, “seguire il denaro”... FOLLOW THE MONEY.
NOTA DI APPROFONDIMENTO:
Noi sardi siamo stati abbastanza abituati, fin dai primi anni del secondo dopoguerra, a vederci mediaticamente dipinti da molto immaginario collettivo d’oltremare o d’oltreoceano, come un popolo di pastori ignoranti o fuorilegge solitari. Ma non è mai avvenuto che qualcuno, pur intendendo denigrarci, ci definisse mafiosi. Negli ultimi 150 anni di storia italiana e americana, che racconta dei grandi flussi migratori di fine ‘800 verso Ellis Island e arriva quasi fino ad oggi, non esiste un solo documento che descriva famiglie di emigrati, originarie della Sardegna, distintesi per azioni criminose collettive di stampo mafioso.
Eppure molti immigrati in America erano Sardi. Sia il nostro ministero degli Esteri che gli archivi federali USA per l’immigrazione, conservano ampie fonti documentali riguardanti gli oltre 27 milioni di italiani che hanno raggiunto gli Stati Uniti in cerca di lavoro e fortuna. Un dato che si riferisce alle emigrazioni nei 90 anni compresi tra il 1876 e il 1988. Il flusso migratorio di nostri conterranei che hanno attraversato l’oceano Atlantico si calcola pari al 30% delle oltre 800mila persone si stima siano espatriate dalla Sardegna all’estero, dalla fine dell’ottocento fino ai primi anni settanta. Stiamo probabilmente parlando di qualcosa come 150mila sardi emigrati verso gli Stati Uniti.
Nemmeno una di queste famiglie Sarde, compresi i loro discendenti, ha mai commesso crimini di matrice mafiosa.
Torniamo adesso per un attimo ai fatti di Kansas City degli anni cinquanta, per constatare come la vera famiglia mafioso italo americana, di cui parla questa 4° stagione di Fargo, una famiglia i cui “discendenti” gli sceneggiatori della serie sembrerebbero voler proteggere, è certamente di origine siciliana.
Dovrebbe trattarsi della cosca fondata dai fratelli Giuseppe e Pietro Di Giovanni, emigrati in America nel 1912 e capostipiti della vera “Kansas City Family”. Famiglia mafiosa che, grazie al proibizionismo, si arricchì grazie al contrabbando d’alcool nella città e nello Stato del Missouri, traffico che controllavano insieme alla cosca fondata da un altro mafioso di origini italiane John Lazia. A questi fatti e al personaggio di John Lazia in particolare, nel 1996, è stato dedicato il bel film “Kansas City” di Robert Altman che, pur appartenendo al filone “gangster-movie” si distingue per l’accuratezza delle ricostruzioni storiche e anche biografiche.
Gli archivi della Segretaria di Stato del Missouri, conservano traccia delle vere storie di tutte le famiglie mafiose italoamericane che hanno dominato, praticamente incontrastate, Kansas City e l’intero Stato del Missouri dal 1900 al 1950 e anche successivamente. Queste due famiglie Di Giovanni e Lazia mantennero saldo il controllo criminale del territorio per diversi decenni, grazie anche alla corruzione della polizia e dei politici di quello Stato. Basti pensare che Kansas City, durante tutti gli anni del proibizionismo, fu l’unica città americana in cui nessuno venne arrestato per traffico di alcolici.
Uno dei principali motivi di questa “impunità” delle famiglie mafiose di Kansas City è stato acclarato da diversi tribunali USA, come imputabile al sodalizio d’affari che queste innescarono con il politico corrotto che li sosteneva, ovvero: Tom Pendergast. Questo politico, con il suo comitato lobbistico fu l’artefice della carriera politica e della discussa elezione a Presidente degli Stati Uniti, negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, di uno come Harry Truman.
E’ proprio in quel periodo, anche sotto la presidenza Truman che nacque il famoso Piano Marshall per la ricostruzione post-bellica in Italia. E molto ampie furono le attenzioni e i fondi che il Piano Marshall rivolse verso il meridione d’Italia e verso la Sicilia in particolare. Sono noti diversi documenti ufficiali con i quali Alberto Tarchiani, l’ambasciatore italiano a Washington negli anni del secondo dopoguerra, riferiva al Ministero degli Affari Esteri delle fortissime pressioni internazionali che arrivavano dalla grossa organizzazione USA denominata “American Friends of Sicily”, che aveva sottoposto all’attenzione del segretario di Stato un vasto piano di ricostruzione industriale della Sicilia.
Piano sotto il quale sarebbero nati cementifici, opifici tessili, la raffineria di Augusta, lo stabilimento Agrakas per i superfosfati a Porto Empedocle e le prime piattaforme petrolifere della Gulf e della MacMillan, che hanno contribuito a far nascere, inizialmente con i capitali americani e poi con quelli delle multinazionali, una industria petrolifera che, in Sicilia, non si è mai più fermata.
Quindi equivale allo scoprire l’acqua calda asserire che esiste da sempre un legame tra il potere economico e politico e le famiglie di potere italo americane di origini siciliane, non si tratta di famiglie mafiose nel modo che abbiamo inteso finora. Ma comunque si muovono e incidono sui rapporti di controllo del potere.
Questo controllo sulle leve del potere, politico ed economico, in Sicilia e in Italia si è rafforzato ancor di più grazie allo sbarco Alleato, con cui le forze armate americane nel ’43 con l’operazione militare Husky hanno conquistato la Sicilia rendendola una “testa di ponte” non solo militare, per la liberazione del resto dello stivale, ma anche per governare e amministrare tutto il sud Italia.
Cosa avvenuta con l’avvio dell’AMGOT (Amministrazione militare alleata dei territori occupati) e con l’istituzione, a guerra ancora in corso, della ACC (Commissione Alleata di Controllo) che utilizzò come banca centrale proprio il Banco di Sicilia, facendogli riacquistare i diritti di emissione monetaria che aveva persi a seguito della riforma bancaria del 1936.
I legami tra il potere economico e politico, sia statunitense che Italiano, per molti decenni successivi il secondo conflitto mondiale sono sempre dipesi dai rapporti di forza instauratisi durante il Piano Marshall. E probabilmente, possiamo ipotizzare che alcuni degli attuali meccanismi economici in parte ancora dipendono e risentono degli stessi rapporti di forza che hanno avuto origine nella Sicilia del dopoguerra.
Ad esempio, riprendendo il discorso legato alle famiglie mafiose negli USA e nel Missouri in particolare, anche molto dopo la fine del proibizionismo e fino alla fine degli anni 80, la magistratura USA ha appurato come tutti i traffici illeciti di Kansas City e dello Stato, che ruotavano intorno alle scommesse clandestine, al gioco d’azzardo, al contrabbando e più avanti nel tempo al traffico di stupefacenti, sono rimasti saldamente in mano a famiglie e cosche italo americane. Dopo le famiglie Di Giovanni e Lazia la reggenza sul territorio passò alla Famiglia dei Civella. Che nell'arco del tempo estese il proprio dominio nel controllo della droga, del gioco d'azzardo, della prostituzione e dei night club. fino al Nevada, al Texas e ai Casinò di Las Vegas,
La Famiglia Civella, anch'essa originaria della Sicilia, era una delle più importanti famiglie presenti al famoso Apalachin Meeting, che rappresentò un vero e proprio "conclave segreto" della Mafia italiana in America, scoperto grazie ad una soffiata e all'irruzione delle forze di polizia. A quella riunione parteciparono oltre cento delegati delle famiglie mafiose italo-americane, in maggioranza di origine siciliana, venne definita una sorta di consiglio di stato di quella che veniva definita "Cosa Nostra Americana" (espressione coniata dal noto boss Lucky Luciano, anche esso di origini siciliane).
Dagli anni 50 ai giorni nostri, Cosa Nostra Americana, non ha mai cessato di esercitare il proprio potere. I discendenti di note famiglie siciliane hanno saldamente mantenuto i rapporti durante tutto questo tempo, alimentando continui traffici legati alla droga e anche al riciclaggio dei proventi illeciti, in attività "legali" come il mercato immobiliare o gli investimenti finanziari tra la Sicilia e gli Stati Uniti.
I rapporti delle famiglie siciliane in America come quella di John Gambino con le rispettive cosche dei Corleonesi in Sicilia hanno riempito durante gli anni novanta le pagine dei giornali e gli archivi dei tribunali e dei processi di mafia.
Dopo il duemila la presenza della Mafia Siciliana negli States non solo non è diminuita, ma si è estesa ulteriormente fino a sconfinare nel vicino Canada
Coloro che, da molti, vengono indicati ai vertici della nuova mafia italiana in Canada, la cui attività è principalmente il riciclaggio del denaro sono Leonardo Rizzuto e Loris Cavalieri (il suo avvocato). Anche la Famiglia Rizzuto ha origini siciliane, provenendo da Cattolica Eraclea, un piccolo paese di 3mila abitanti in Provincia di Agrigento. E alla "saga canadese" dei Rizzuto è stato dedicato nel 2015 un libro "Business or Blood: Mafia Boss Vito Rizzuto's Last War" di Antonio Nicaso e Peter Edwards da cui recentemente è stata tratta anche una serie Tv intitolata "Bad Blood".
La serie "Bad Blood" è stata prodotta dalla Rogers Communication che, nella guerra per le frequenze e il dominio dei network televisivi via cavo, è diventata una consociata Netflix che cura la distribuzione video On Demand internazionale di una grossa fetta dell'entertainment televisivo.
L'altra grossa fetta mondiale è da sempre appannaggio dell'impero mediatico di Rupert Murdock, con la rete di diffusione satellitare Sky e delle sue conglomerate.
I recenti accordi tra due colossi come Netflix e Sky in molti paesi europei rendono evidente il fatto che la convergenza dei media sta muovendo enormi capitali e costringendo anche ad una "convergenza" forzata le grandi aziende, con accordi fra i loro investitori statunitensi ed europei.
Un esempio a noi molto vicino di questa convergenza è il fatto che Netflix sia visibile da oltre un anno anche sulle piattaforme Sky.hanno imposto una sorta di "tregua" e una convergenza mediatica dei due colossi. La maggior parte di tali accordi sono in qualche modo connessi all'acquisizione di Sky da parte della Walt Disney Company, che ha stravolto lo scenario mediatico globale. La Walt Disney Company è anche la società di produzione, attraverso la sua controllata FX Television, della serie Tv Fargo. Che, in tutto questo scenario rappresenta solo un piccolo, piccolissimo e insignificante momento, forse di tregua, tra investitori di "famiglie" diverse..