CAGLIARI. "Com'eri vestita?": è la domanda che si sono sentite fare molte donne vittime di violenza sessuale. Anche da parte di coloro che indagavano sugli abusi subiti. Perché l'abbigliamento femminile, nella testa di qualcuno, forse di troppi, diventa una giustificazione. Quasi una causa di condivisione delle responsabilità. E quella frase, senza punto interrogativo, è diventata il titolo di una mostra al Teatro Massimo.
Ci sono capi d'abbigliamento da donna. Appesi. E accanto, la testimonianza di chi li ha indossati, quando è stata violentata. Sono diciassette le storie raccolte nella mostra. Sono tutte diverse, ma tutte terminano con “indossavo...”. Non ci sono nomi, ma numeri. La numero cinque aveva dei jeans e una maglietta blu. La numero 7 aveva il grembiule, e una divisa da lavoro.
"I vestiti esposti sono comuni", ha detto Diletta Mureddu, referente del progetto, "che non hanno nulla a che vedere con la violenza, perché la violenza non è causata dall'abito che si porta". La mostra è gratuita e visitabile fino al 1 dicembre.